Tutto sul giornalismo culturale
Com'è cambiato il ruolo del giornalista culturale nel passaggio dalla carta stampata al web: le sfide del giornalismo culturale nell’era digitale.
Il giornalismo culturale è quella branca della professione giornalistica che si occupa di divulgare contenuti nell’ambito che abbraccia diverse arti, definito in maniera onnicomprensiva con il termine “cultura”.
Lo scopo è quello di aiutare il lettore, l’ascoltatore, il telespettatore a orientarsi nella grande mole di offerta contemporanea e a formare il proprio pensiero nell’ambito della proposta culturale.
Qual è oggi il ruolo del giornalista nella comunicazione culturale contemporanea? Come ci si orienta nel mare di informazioni presente sul web?
Approfondiamo il ruolo del giornalismo culturale tra carta stampata e nuovi mezzi di informazione.
Dalla “terza pagina” al giornalismo digitale
La “terza pagina” è lo spazio che i quotidiani storicamente hanno dedicato ad articoli di carattere culturale. Spesso ha rappresentato un punto d’unione tra il giornalismo e la letteratura, uno spazio in cui critici e giornalisti esaminavano e divulgavano la cultura, ma dove anche gli stessi letterati potevano esprimersi in prosa oppure attraverso reportage.
Insomma uno spazio in cui qualcuno, in ogni caso autorevole esperto o esponente del settore, presentava la cultura al lettore, influenzandone il pensiero e le scelte.
Dalla terza pagina oggi il giornalismo culturale è passato al web, ma senza mantenere le stesse caratteristiche della nota, seppur tutta nostrana, terza pagina. Il giornalismo culturale sul web è caratterizzato da un accesso facile, il più delle volte gratuito, differenziato e in grado di creare un immediato dibattito sul tema grazie alla possibilità di commentare e condividere idee con il resto dei lettori.
Giornalismo culturale tra grandi firme e noti influencer
Viviamo nell'epoca della crisi dei mediatori, come l’ha definita Nicola Lagioia, scrittore e direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino, ancor prima dell’arrivo della pandemia.
In un’epoca in cui ha molta più risonanza l’opinione di un influencer o un post sulla pagina social di una neanche troppo nota testata online rispetto a quanto scritto sulla copia di un giornale cartaceo, sono necessarie nuove idee di giornalismo culturale e multimediale.
La situazione pandemica, poi, ha accresciuto in maniera esponenziale la familiarità di gran parte del pubblico con la dimensione digitale.
In questo quadro così delineato, oggi, i fruitori del giornalismo culturale a chi riconoscono autorevolezza? Se perfino i leader mondiali affidano le loro parole a Twitter piuttosto che ai quotidiani, che valore hanno i mediatori nel panorama del giornalismo culturale?
Probabilmente le grandi firme del passato non hanno più lo stesso peso per il pubblico interessato alle recensioni dei libri, alla critica cinematografica o a quella teatrale, ma la ricerca di un sapere culturale è rimasta, sta solo preferendo altri mezzi e altri sguardi.
Insomma la crisi è sì dei mediatori, ma non di tutti.
Giornalismo culturale come filtro di qualità
Quello che sicuramente è cambiato rispetto ai tempi della “terza pagina” è che ad avere peso sul pensiero culturale non sono più quattro o cinque testate giornalistiche e qualche firma oltremodo nota, ma centinaia e centinaia (se non migliaia) di siti internet, blog, personaggi pubblici e organizzazioni.
È proprio in questo contesto che il giornalismo culturale può vincere la sfida contro il sovraccarico informativo e la gratuità dei contenuti.
Considerando opportunamente nuovi spazi, il giornalismo culturale può continuare a essere un filtro di qualità, a sottolineare la necessità di un lavoro di selezione di ciò che si muove nel mondo culturale.
È quello che si propone di fare il corso di giornalismo culturale di FEdu che, nell’analizzare l’evoluzione della fruizione culturale in Italia, punta a coglierne le opportunità per dare il via a un’evoluzione del giornalismo culturale.