Soulbbatical, il coaching di Shelley Paxton
Quanto è giusto sacrificare della propria identità per perseguire il successo lavorativo? Ce lo racconta Shelley Paxton, nel suo Soulbbatical.
È giusto rinunciare alla propria personalità in nome del successo sul lavoro? È normale vivere giornate frenetiche senza il tempo di fermarsi a riposare? Shelley Paxton, ex manager della Harley-Davidson, dopo 26 anni trascorsi nel mondo del marketing e della pubblicità delle più grandi aziende americane, nel 2016 ha detto addio alla carriera per dedicarsi al suo “Soulbbatical”. Una sorta di “anno sabbatico dell’anima” per riconnettersi con i propri desideri e diventare “chief soul officer” della sua vita.
Dal management, al soul coaching
Una scelta radicale che l’ha portata a fare la professional coach, fondando una società che aiuta manager e lavoratori a capire se quello che fanno è in linea o no con i propri desideri ed eventualmente come migliorare la propria condizione. Da qui è nato anche un libro, “Soulbbatical: A Corporate Rebel’s Guide to Finding Your Best Life”, pubblicato negli Stati Uniti pochi giorni prima dello scoppio della pandemia e diventato ormai un bestseller per chi – tra lockdown e smart working – sta ripensando al proprio rapporto con il lavoro e alle proprie priorità. Affiancato da un podcast settimanale, “Rebels Soul”, che ospita figure che hanno rotto le regole perseguendo il benessere individuale e l’autenticità.
Il libro di Shelley Paxton è un viaggio attraverso la malattia, il divorzio, la dipendenza e la tragedia che alla fine l’hanno risvegliata. Fino alla scelta di abbracciare una nuova missione: incoraggiare gli altri a vivere le loro vite in modo più autentico, coraggioso e propositivo.
Ma da dove si inizia? «Adottando una leadership ribelle», risponde Paxton. Che significa riaccendere la propria «anima ribelle» per perseguire una maggiore realizzazione di sé.
«Nei miei ultimi anni in Harley Davidson, ho realizzato che dall’esterno ero una persona di successo, secondo le classiche unità di misura, ma io non mi sentivo allo stesso modo dentro. Avevo il successo, ma non mi sentivo realizzata», racconta. «Così ho capito che dovevo investire in me stessa. Creare la vita che volevo vivere, non vivere gli effetti della vita che avevo».
I 6 principi della leadership ribelle
I principi della “leadership ribelle” elencati nel libro sono sei.
- Il primo è «ribellarsi per ciò che conta di più», ovvero per quello che siamo, per ciò che desideriamo e per l’impatto che vogliamo avere nel mondo. «L’autenticità è la forma più vera di ribellione», dice Paxton.
- Il secondo è «scegliere il successo completo». Molti sperimentano il successo tradizionale con titoli, denaro, premi e beni materiali, eppure – spiega – non si sentono soddisfatti. È quello che Paxton chiama “successo vuoto”. Come tanti, anche lei credeva che il successo e la realizzazione si escludessero a vicenda. Ma non è così, dice. «Raramente la scelta è facile, ma è inevitabilmente la più gratificante».
- Il terzo è «Vivi il tuo Roi». Se il successo oggi viene misurato sulla capacità di aumentare il ritorno sull’investimento (Roi), Paxton sostiene che invece la metrica del futuro dovrebbe essere quella di misurare l’impatto della propria vita e delle proprie azioni sul mondo.
- A seguire, il quarto principio è «modellare valori e benessere» all’interno del posto di lavoro, rendendoli una parte non negoziabile della cultura aziendale: «È tempo di celebrare la forza lavoro come esseri umani, non come azioni umane».
- Il quinto principio è «capovolgere il concetto di tempo libero». L’essere umano ha bisogno di tempo per riposare e rifornirsi di risorse. Gli atleti professionisti lo fanno, ma gli “atleti aziendali” lo fanno raramente. Quindi, dice Paxton, «è tempo per noi di passare dal “copione del tempo libero” come ricompensa per il duro lavoro al tempo libero come prerequisito per il lavoro intelligente, che porta a una maggiore produttività e creatività». Il riposo è obbligatorio, non facoltativo.
- Per ultimo, bisogna «abbandonare l’idea delle giornate piene di impegni come un distintivo d’onore». Abbiamo la «responsabilità di rallentare» e «creare spazio» per la creatività, l’innovazione e la realizzazione.
Tutto questo, scommette Paxton, è cruciale non solo per noi stessi, ma per il futuro del business. Che, soprattutto dopo lo shock della pandemia, dovrà inevitabilmente essere più “umano”.