Settimana corta e produttività: dal progetto spagnolo ai risultati di Microsoft
La settimana lavorativa di 4 giorni è un tema molto dibattuto, ma ancora poco sperimentato. In Spagna lo stanno facendo. Clicca per saperne di più su questo esperimento.
Lavorare meno aumenta la produttività? Una risposta certa non c’è ancora, ma il governo spagnolo ha deciso di scommettere sul “Sì” lanciando un progetto pilota che ridurrà la settimana lavorativa da 5 a 4 giorni e le ore di lavoro da 40 a 32 in oltre 200 imprese di media grandezza. L’operazione, accolta con entusiasmo dai sindacati, coinvolgerà tra i 3mila e i 6mila lavoratori e si svilupperà in tre anni, al termine dei quali si trarranno le conclusioni.
La settimana corta spagnola
Il dibattito sulla settimana corta è aperto da anni, ma a dare slancio all’iniziativa del Governo è stata la pandemia di Covid-19 che ha spinto prima il piccolo partito Más País e poi l’intero Esecutivo spagnolo a riflettere sulla necessità di modificare le fondamenta stesse su cui si erige il mercato del lavoro. Lo scopo è quello di evitare l’arrivo di una “quarta ondata” pandemica che stavolta, secondo molti esperti, potrebbe dare il colpo di grazia alla salute mentale dei lavoratori. “Gli studi dimostrano che quando si ha una vita più rapida e stressante si ricorre a comportamenti più contaminanti”, ha spiegato Héctor Tejero, coordinatore di Más País e deputato nella capitale di Más Madrid. Instaurando invece un rapporto più equilibrato tra lavoro e vita privata sia il singolo che la collettività andrebbero incontro a benefici considerevoli senza compromettere la produttività delle imprese.
Per dimostrarlo, in Spagna viene fatto un paragone eclatante: benché in Germania settimanalmente si lavori oltre 2 ore in meno rispetto alla Spagna, la produttività di Berlino è superiore di 4 punti e mezzo a quella di Madrid. Non solo, un piccolo esperimento effettuato dall’azienda Software Delsol, in Andalusia, ha dimostrato che ridurre la settimana lavorativa da 5 a 4 giorni e le ore di lavoro da 40 a 36 ha abbassato del 28% l’assenteismo, ha incrementato la produttività e ha reso più felici i lavoratori. Perché dunque non provare a seguire questo esempio e vedere cosa succede su scala nazionale?
Il progetto pilota lanciato in Spagna prevede di investire 50 milioni di euro di fondi europei per finanziare il 100% dei costi della transizione durante il primo anno, il 50% durante il secondo e il 33% durante il terzo. A pagare sarà dunque lo Stato, mentre le 200 imprese coinvolte su base volontaria potranno accedere ai finanziamenti a due condizioni: mantenere o aumentare il numero dei lavori e non tagliare in nessun modo gli stipendi.
Gli altri esperimenti
Quello spagnolo è il più grande progetto pilota mai avviato sulla settimana corta, ma nel recente passato troviamo anche altri esperimenti, condotti per lo più da grandi aziende, che a livello locale hanno deciso di ridurre la settimana lavorativa per far fronte alle nuove esigenze di un mercato che a livello globale ha visto cambiare modalità lavorative e scendere gli stipendi lasciando invariate le ore di lavoro. Una delle ultime sperimentazioni è stata lanciata dalla società Unilever, che lo scorso novembre ha annunciato l'introduzione della settimana di quattro giorni lavorativi nelle sue sedi in Nuova Zelanda, lasciando intatto lo stipendio. Al termine del periodo di prova, l’azienda, con la collaborazione della Business school dell’Università di tecnologia di Sidney, valuterà i risultati raggiunti in questi mesi, decidendo se promuovere la settimana corta anche altrove o se tornare sui propri passi.
Un progetto simile è stato lanciato nel 2019 dalla divisione giapponese di Microsoft, con risultati strabilianti: la produttività è aumentata del 40%, le pause durante il lavoro diminuite del 25% e il consumo di elettricità è calato del 23%. Il tutto lavorando il 20% in meno del tempo grazie a un’iniziativa che ha raccolto il gradimento del 92% dei dipendenti. Novità sullo stesso fronte potrebbero presto arrivare dal Regno Unito, dove ad oggi quasi 300mila piccole e medie imprese e oltre 840mila dipendenti lavorano quattro giorni alla settimana.
Secondo un sondaggio realizzato da Be Business e pubblicato dal Telegraph quasi il 20% delle aziende starebbe valutando una riorganizzazione della settimana lavorativa, riducendola a 4 giorni. Una rivoluzione che potrebbe coinvolgere 1 milione di aziende e 3 milioni di lavoratori.
Will Stronge, manager del think tank Autonomy, ha dichiarato: “Tutte le prove dimostrano che passare a una settimana di quattro giorni è vantaggioso sia per i datori di lavoro che per i lavoratori ed è per questo che stiamo assistendo a un aumento dell’adozione in tutti i settori. Il modo migliore per creare un mondo del lavoro più equo dopo il Covid è modificare il modo in cui lavoriamo. Scegliere una settimana lavorativa di quattro giorni porterebbe enormi benefici alla salute mentale dei lavoratori che è direttamente collegata alle prestazioni aziendali”.
Quanto si lavora nella Ue?
Secondo i dati elaborati dall’Ocse nel 2019 e riguardanti gli stati membri dell’Unione Europea, è l’Italia - insieme a Grecia ed Estonia - il Paese in cui si lavora di più, con una media di 33 ore di lavoro a settimana, tre ore in più rispetto alla media Ue. Sopra le 30 ore settimanali si collocano anche Irlanda, Portogallo, Slovacchia, Lettonia, Spagna, Slovenia e Lituania, mentre in Germania la media è di 26 ore a settimana, nei Paesi Bassi di 28, in Francia di 29. “Se l’Italia è nelle prime posizioni per numero di ore lavorate alla settimana, sprofonda invece agli ultimi posti per livelli di produttività del lavoro. Al contrario la Germania, dove si lavora di meno, è tra i paesi migliori per produttività”, osserva Il Sole 24 Ore.