Scuola d’estate: un piano per traghettare gli studenti verso la nuova normalità
Il piano lanciato dal governo Draghi coinvolgerà quasi 6mila scuole che nei mesi estivi torneranno a essere luoghi di apprendimento e socialità dopo mesi di didattica a distanza
Quello che sta per concludersi è stato l’anno scolastico più anomalo di sempre. Non solo perché la definizione “didattica a distanza” è ormai diventata di uso comune e gli studenti hanno trascorso più tempo davanti al computer che dietro ai banchi di scuola, ma anche perché quella che sarebbe dovuta essere la fine in realtà è un nuovo inizio. La novità risiede proprio qui. Conclusi scrutini ed esami, quando l’ultima campanella dell’anno scolastico comincerà a squillare si aprirà un nuovo corso: quello della “Scuola d’estate”, il piano lanciato dal Governo Draghi per dare agli studenti la possibilità di recuperare il tempo perduto, la socialità persa nelle ore trascorse tra le mura di casa, un barlume di normalità dopo un anno che è stato tutto tranne che normale.
“Il superamento dell’emergenza può avvenire efficacemente se si riafferma il valore della scuola, una scuola aperta, coesa ed inclusiva, quale luogo di formazione della persona e del cittadino, radicato nel proprio territorio e sostenuto dalla partecipazione attiva di tutta la comunità. Una scuola capace di essere motore di integrazione civile, di uguaglianza e di sviluppo. Una scuola che restituisce spazi e tempi di relazione, luoghi per incontrarsi di nuovo e riannodare quelle relazioni purtroppo bruscamente interrotte, così importanti per lo sviluppo emotivo, affettivo, identitario, sociale di ognuno”, spiega il Ministero dell’Istruzione.
Ad aderire al bando lanciato dal Miur sono state 5.888 scuole su 8.290, gran parte delle quali situate al Sud. Ogni scuola avrà a disposizione dei fondi (il Governo ha stanziato 510 milioni) per costruire “un ponte verso il nuovo anno scolastico”, volendo usare le parole del ministro Bianchi, proponendo dei progetti volti a perseguire tre finalità, suddivise in tre differenti fasi: nella prima l’obiettivo da perseguire è quello di “incrementare le competenze di studentesse e studenti e favorirne l’apprendimento attraverso una partecipazione diretta nella costruzione del sapere”, sottolinea il Miur. Nella seconda fase si dovrà “favorire l’avvio di un percorso finalizzato al ripristino della normalità”, nella terza si dovrà spingere sulla “creazione di scenari di solidarietà e fiducia negli altri, preparando studentesse e studenti alla ripartenza e attivando un percorso che li supporti nell’affrontare la prossima esperienza scolastica, anche attraverso la didattica innovativa”, prescrive il ministero.
Non si tratta dunque di fare solo dei corsi di recupero sulle materie oggetto del percorso di studi, ma di soprattutto di consentire a ragazzi e ragazze di ricordare quello che era la scuola prima della pandemia e che dovrà continuare ad essere anche dopo.
I progetti potranno essere svolti in spazi aperti delle scuole e del territorio, ma anche in teatri, cinema, musei, biblioteche, parchi e centri sportivi, con il coinvolgimento del terzo settore, di educatori ed esperti esterni. Saranno gli studenti, insieme alle loro famiglie, a decidere se aderire oppure no. Adesione volontaria anche per gli insegnanti.
Cosa si potrà fare? Il bando del ministero parla di iniziative di orientamento, attività laboratoriali, ludico creative e sportive, attività di approfondimento legate alla conoscenza del territorio e delle tradizioni locali, attività finalizzate all’incontro con “mondi esterni” delle professioni o del terzo settore, iniziative per l’educazione alla cittadinanza, per l’utilizzo di tecniche digitali e via dicendo.
Nella pratica, fa sapere l’Avvenire: “Al primo posto, tra i progetti presentati, ci sono interventi per rafforzare la ‘competenza multilinguistica’, seguiti da iniziative sulla ‘consapevolezza ed espressione culturale’ e sulle ‘competenze Stem’, le materie scientifiche. Nel programma estivo ci sarà spazio anche per il gioco, la creatività, il teatro, lo sport, la musica e il canto”.
Alcune scuole hanno pensato anche di proporre iniziative volte a consentire agli studenti di superare le difficoltà che il Covid-19 ha creato sotto il profilo psicologico, un liceo sportivo di Parma, riferisce Repubblica, consentirà agli studenti di prendere il brevetto per i salvataggi in acqua, mentre i ragazzi e le ragazze del liceo chimico della città potranno partecipare parteciperanno a un laboratorio per il monitoraggio delle acque in montagna. Un altra scuola porterà “avanti il nostro progetto di inclusione che si chiama Biciclette: gli studenti si occupano di montare le bici recuperando i pezzi da quelle rotte”, si legge sul quotidiano.
Due i comuni denominatori tra i vari progetti presentati: la praticità e la socialità. Perché la scuola non sia solo uno strumento per apprendere nozioni teoriche, ma anche e soprattutto un luogo fisico dove imparare a vivere. Perché dopo 15 mesi di pandemia ciò di cui gli studenti e le studentesse hanno più bisogno è proprio un po’ di sana normalità.