Quando l’arte incontra la scienza: il nuovo mini-doc della Abc
Senza utilizzare trucchi digitali, la serie tv Abc trasforma la scienza in arte ed evoca “l'emozione di guardare l'ordinario che diventa straordinario”, scrive il Guardian.
L’arte diventa scienza e la scienza si trasforma in arte. Succede nella serie tv “Phenomena”, titolo che ricorda il celeberrimo film del 1985 diretto da Dario Argento e interpretato da Jennifer Connelly, ma che non ha nulla a che fare con omicidi e sonnambulismo. Al centro della serie ci sono invece espressione artistica ed esperimento scientifico, due fenomeni - da qui il titolo - che nell’opera diretta dal regista Josef Gatti scorrono paralleli, si sovrappongono, si confondono, fino a diventare, in alcune circostanze, la stessa cosa. Perché nella scienza ci sono bellezza, cultura e artisticità e nell’arte vivono metodo, conoscenza e coscienza.
Più che di serie tv, è forse più opportuno parlare di nove mini documentari trasmessi su YouTube e prodotti da ABC Science in cui l’arte diventa scienza grazie a esperimenti che creano effetti ottici sorprendenti attraverso la manipolazione di materia ed energia. Il tutto senza utilizzare trucchi digitali tipici del cinema. “Un'ampia colonna sonora elettronica di Kim Moyes dei The Presets aggiunge un elemento itinerante ed esplorativo allo spettacolo, arricchendo un'esperienza caleidoscopica e francamente sorprendente”, commenta il Guardian, che sottolinea come la serie riesca a trasmettere allo spettatore l’emozione di osservare piccoli attimi di vita quotidiana da una prospettiva diversa, rivelando ai suoi occhi lo straordinario che si nasconde nell’ordinario.
Il fine di questi documentari è quello di far comprendere che "la storia dell'universo è visibile intorno a noi, scritta negli schemi della natura", un'affermazione che a primo acchito potrebbe far pensare più alla filosofia che alla scienza, ma che dopo aver visto Phonomena assume un significato chiaro.
Ogni episodio si riferisce a un settore diverso della scienza: energia, materia, elettricità, magnetismo e via dicendo. A fare da filo conduttore c’è un narratore che, oltre a fornire alcune informazioni sull’argomento e chiarire tecnicismi che potrebbero risultare oscuri ai non addetti ai lavori, spiega passo passo l’esperimento mostrato sullo schermo. “Il primo episodio mostra l'energia all'opera attraverso l'interazione di alcoli, oli e inchiostri, che provocano la rottura dei legami molecolari e il liquido ondeggia, turbina e cambia composizione”. - spiega il critico Luke Buckmaster sul giornale britannico, descrivendo lo “splendore visivo” e “l’arte effimera (scienza?) nella sua forma più pura” visibile nei diversi episodi del mini-documentario.
Il giornalista parla della difficoltà di commentare e criticare un’opera ibrida come Phenomena: “Prendiamo ad esempio il concetto di realismo -scrive - questo spettacolo totalmente stravolto, per la natura del suo contenuto, non è forse l'esperienza più realistica possibile? Oppure prendi il concetto di causa ed effetto narrativo - un antico modo di intendere le trame, che coinvolge un'azione drammatica che ne spinge un'altra nella creazione di una sequenza causale - In Phenomena abbiamo una causa ed un effetto chimico piuttosto che narrativo, che sostituisce azioni inventate in un universo immaginativo con elementi reali dal nostro”.
È la scienza a creare la storia che sta alla base di ogni episodio, a diventare narrazione e a rappresentare la vita nei suoi più piccoli dettagli molecolari, sollevando interrogativi a tutto tondo che arrivano fino alla composizione del pianeta stesso. E così facendo diventa arte nella sua forma più pura. “Non c'è niente di simile, eppure gli elementi che rendono possibile questa straordinaria serie sono tutti intorno a noi, tutto il tempo”, conclude il Guardian.