La nuova industria delle newsletter

La nuova industria delle newsletter

Iperspecializzate o generaliste, sono un filtro per la decodifica del mondo. Soprattutto in un momento di infodemia e circolazione di fake news, affidare a un professionista o a un esperto la selezione dell’informazione da “consumare” ogni giorno è diventata quasi una necessità

13/04/2021 , tempo di lettura 3 minuti

Sono il nuovo must have dell’informazione. Una sorta di Virgilio nel mare magnum dei contenuti prodotti continuamente nella Rete. Le newsletter sono letteralmente esplose, all’interno di quel bacino ampio che alcuni chiamano “subscription economy”. E in poco tempo molte di queste sono anche diventate sinonimi di informazione affidabile. 

Le piattaforme

Una spinta importante, come racconta Intelligencer del New York Magazine, è arrivata dalle piattaforme di publishing online, che hanno reso più semplice per gli utenti pagare per l’iscrizione o gli abbonamenti. E in un mondo dominato dalle big tech, queste piattaforme hanno dato vita a una nuova economia dell’editoria, aprendo il mercato anche a giornalisti, esperti e scrittori che si collocano al di fuori delle tradizionali aziende editoriali. 


Di tutte le piattaforme disponibili, Substack, lanciata nel 2017, è diventata la più popolare. Secondo la società, più di 100mila abbonati ad oggi pagano per almeno una newsletter e gli utenti principali della piattaforma raccolgono centinaia di migliaia di dollari di entrate, che, in alcuni casi, ammontano a più di quanto potrebbero guadagnare come redattori di un giornale.


Substack trattiene una commissione del 10% sugli abbonamenti. Il che le consente di mantenere il sacro giuramento di non introdurre nessuna pubblicitàMa questo non significa certo che Substack non abbia ricevuto attenzione da parte degli investitori. Anzi. La società ha raccolto 15,3 milioni di dollari di finanziamenti da Andreessen Horowitz lo scorso anno, alcuni dei quali sono stati utilizzati per fornire borse di studio e considerevoli anticipi agli scrittori. E la società sta anche considerando di utilizzare una parte del denaro per fornire ai propri autori di newsletter una guida legale ed editoriale.


Giornalisti e non solo

La tendenza a produrre newsletter in proprio spopola anche tra i redattori dei giornali, che in questo modo creano degli spin-off al di fuori del proprio datore di lavoro. Ma anche tra le vecchie leve del giornalismo. Veterani della stampa americana come Graydon Carter e Jonah Goldberg si stanno cimentando con le newsletter. E alcuni utenti di Substack stanno iniziando a unire le forze, raggruppando i loro abbonamenti, per offrire ai loro lettori qualcosa che assomigli a una pubblicazione tradizionale.


Chris Best, ceo di Substack, ritiene che la domanda per questo tipo di pubblicazioni sia molto alta. “Abbiamo sviluppato l’abitudine di ‘esternalizzare’ tutto ciò che leggiamo ai nostri feed di Facebook e Twitter. Pagare perché lo facciano giornalisti di cui ti fidi è un modo per riprendere il controllo sull’informazione”, ha detto.


Le più seguite

Negli Stati Uniti, tra le cinque newsletter con più iscritti su Substack, ci sono: 1. “The Dispatch”, curata dal redattore della National Review Jonah Goldberg e da Stephen Hayes del Weekly Standard; 2. Letters from an American”, di Heather Cox Richardson, professoressa al Boston College; 3. “Reporting”, di Matt Taibbi del Rolling Stone; 4. “Sinocism” di Bill Bishop, ex di Axios e New York Times; 5. “The Weekly Dish” dell’ex editorialista del New York Magazine Andrew Sullivan. 


E in Italia? Le newsletter esistevano anche prima. Ma da quando è esplosa la pandemia di Covid-19 si sono moltiplicate. Così come i lettori. Accanto a prodotti consolidati come “Good Morning Italia”, “Anteprima” di Giorgio Dell’Arti, “List” di Mario Sechi o “Da costa a Costa” di Francesco Costa, è sorta una nuova ondata di prodotti, anche specializzati, che si sono più o meno conquistati il proprio pubblico di nicchia. Prodotti gratuiti o pagamento, creati da giornalisti freelance o da redattori di giornali che si sono concentrati su specifiche aree tematiche. E i più avventurosi, accanto al prodotto scritto hanno deciso anche di fornire ai lettori il formato podcast. La sfida ora sarà non finire nella posta indesiderata e far sì che la propria mail non venga ignorata.

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