L’intelligenza emotiva al centro del lavoro

L’intelligenza emotiva al centro del lavoro

Intelligenza emotiva e lavoro: un binomio che funziona e, soprattutto, che fa funzionare le aziende.

24/01/2025 , tempo di lettura 3 minuti

“Come gestire le emozioni in azienda”, “come non far trasparire emozioni”, “cosa succede se rido/piango/sospiro a lavoro”: un tempo avremmo probabilmente cercato (e trovato) su Internet qualche frase simile a queste. Oggi, invece, parlare di emozioni sul luogo di lavoro non è più un tabù: sono universalmente riconosciute come un potenziale da incoraggiare, coltivare ed esercitare. 

In un mondo del lavoro che parla di competenze tecniche, processi strutturati e innovazione, la capacità di non rinunciare alle proprie emozioni e quella che è nota come intelligenza emotiva sono diventate competenze cruciali non solo per chi svolge ruoli manageriali ma per l’intera popolazione aziendale, perché non influenzano solo il benessere individuale ma anche la produttività, la collaborazione e la creatività.


Cos’è l’intelligenza emotiva e come si incoraggia

Per intelligenza emotiva si intende la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle delle persone con cui ci relazioniamo. A teorizzarla è stato lo psicologo, giornalista scientifico e professore Daniel Goleman, che l’ha definita «un modo diverso di essere intelligenti, [...] che non ha a che fare con il QI ma con la gestione di noi stessi e delle relazioni con gli altri». 

Secondo Goleman, l’intelligenza emotiva si sviluppa in cinque competenze fondamentali:

  • consapevolezza di sé: è indispensabile ascoltare e riconoscere le proprie emozioni, cosa le alimenta e cosa le frena, e l’impatto che hanno nel mondo;
  • autoregolazione: per capire come gestire e regolare le proprie reazioni emotive;
  • motivazione: perché le emozioni possono aiutarci a raggiungere obiettivi personali e professionali;
  • empatia: comprendere le emozioni delle altre persone significa anche saperle interpretare e saper reagire nel modo appropriato; 
  • abilità sociali: è importante sviluppare le competenze per gestire le interazioni con gli altri. Navigare i conflitti e arricchire gli scambi, in modo da creare relazioni solide e dagli effetti positivi.

All’idea che le abilità emotive siano innate e limitate quindi alle persone con un carattere sensibile, Daniel Goleman risponde con esercizi e studi: è possibile infatti sviluppare e potenziare la propria intelligenza emotiva attraverso l’apprendimento e la pratica, che passano da esperienze che ci troviamo ad affrontare durante la nostra vita personale e lavorativa, ma anche da momenti di formazione e da esercizi di autoconsapevolezza dedicati.


Perché le emozioni contano in azienda — e come farle contare

La conoscenza, la cura e l’esercizio delle proprie emozioni non servono solamente nei momenti di review con il proprio responsabile o durante i colloqui con le risorse umane. Ci sono molte occasioni che possono presentarsi durante la giornata lavorativa o la propria carriera in cui le competenze emotive possono fare la differenza, trasformando determinate situazioni da ostacoli a opportunità. 

Una leadership empatica e una comunicazione efficace, per esempio, hanno ricadute anche sulla gestione delle tensioni, che possono essere così risolte in modo costruttivo prima che diventino conflitti, e il coinvolgimento delle persone in azienda, che si riconoscono e sono più portare a rivolgersi a un leader che ispira loro fiducia e si dimostra disponibile al confronto. L’intelligenza emotiva, quindi, non beneficia solo il singolo, ma coinvolge i team e l’intera organizzazione, dando vita a un circolo virtuoso in cui crescita, creatività e motivazione si alimentano tra loro

È corretto creare dei momenti dedicati allo sviluppo di queste capacità, perché la vita lavorativa non si limita ai momenti di effettivo svolgimento della propria mansione, per la quale già ci prepariamo attraverso gli studi e il continuo apprendimento di quelle che vengono definite hard skills. Per lavorare in una situazione di benessere sono necessarie anche le soft skills che l’intelligenza emotiva incoraggia e accompagna e che, secondo Goleman, possono essere allenate grazie a percorsi, esercizi e letture, proprio come le altre competenze che un’organizzazione ricerca. 

Avere delle persone, più che un personale, aperte alla costruzione di relazioni positive, incoraggiate a esprimersi e sentirsi accolte, responsabilizzate non solo delle proprie azioni ma anche delle proprie emozioni, in grado di leggere i contesti e di operare in essi in modo consapevole non ha ricadute solo all’interno dell’azienda. Una volta finito il turno di lavoro, esistiamo nella società, nei gruppi familiari e ricreativi che frequentiamo, dove possiamo a nostra volta operare e incoraggiare il cambiamento: quello dell’intelligenza emotiva. 

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