L'arte di domani: intervista a Nicolas Ballario
Con la sua esperienza decennale nel mondo dell'arte contemporanea applicata ai media - giornali, documentari, trasmissioni radio e molti altri -, Nicolas Ballario è la persona giusta a cui fare queste domande.
Dalla factory di Oliviero Toscani 'La Sterpaia', della quale è stato anche responsabile culturale, fino alla conduzione e alla creazione di programmi di arte contemporanea con Radio Uno Rai, LA7 e Sky Arte, Nicolas Ballario si occupa di arte contemporanea applicata ai media. Collabora con i magazine Rolling Stone, Living del Corriere della Sera e Il Giornale dell’Arte. È amministratore delegato della neonata azienda di produzione di mostre “Piuma” e cura esposizioni e cataloghi.
Con noi esplorerà i modi in cui si può comunicare l'arte e il patrimonio culturale oggi, ma soprattutto domani.
Intervista a Nicolas Ballario
L’Italia si culla nell’idea di essere un posto straordinario per la ricchezza di opere d’arte. È un luogo comune o è una verità? È un’attitudine che ci preclude qualcosa?
Una verità incontrovertibile e non voglio essere banale, ma va detto che oltre a essere la nostra più grande risorsa è anche un limite. L'arte e la cultura contemporanee sono in stallo e abbiamo smesso di fare ricerca perché il nostro patrimonio ci culla e ci rende sicuri. Tentiamo di fare cose, ma sempre legate al passato: come Paese tra l'essere e il non essere, preferiamo l'essere stato. E questo ci preclude il vero dialogo con il mondo di oggi.
Siamo nel 2030: cosa è cambiato nel mondo del giornalismo e della divulgazione che si occupa d’arte?
Voglio essere ottimista: nel 2030 ci saremo messi l'animo in pace sul fatto che il giornalismo come lo conoscevamo non c'è più e saremo in grado di offrire strumenti smart e profondi allo stesso tempo. La mia generazione oggi ha l'opportunità di gettare le basi per un nuovo rapporto con la cultura e l'arte, perché le aziende lo cercano. Costruiamo un'offerta valida oggi e nel 2030 avremo alimentato la domanda e fatto una piccola rivoluzione.
Un assai dubbio Leonardo viene venduto a un principe del Qatar per 450 milioni di dollari: è una buona o una cattiva notizia per l’arte?
È una buona notizia per chi l'ha venduto e pessima per chi l'ha comprato dati i dubbi nati dopo la vendita. Per l'arte, direi che cambia poco: quando si parla di decine di milioni, per noi comuni mortali che siano 45 o 450 è poco importante.
L’artista italianə da tenere d’occhio, e quellə internazionale.
Per l'Italia vi dico Andrea Fontanari: un ragazzo di 25 anni che fa un lavoro sofisticato e ardito sulla memoria. A livello internazionale la straordinaria Kudzanai-Violet Hwami, nata in Zimbabwe nel 1993, che riesce a esorcizzare il trauma della diaspora con la pittura.