Il segreto per prolungare l’orologio biologico della fertilità
Con l’avanzare degli anni, le donne tendono sempre di più a ritardare la ricerca di un figlio, ma la clessidra del tempo che regola la fertilità non aspetta, come e quando mettere in pausa le lancette dell’orologio biologico?
L'articolo è stato realizzato da Yuliana Andrea Trengia all'interno del corso "Scrivere di scienza: realizzare un prodotto di divulgazione scientifica", sotto la supervisione di Simone Angioni e dei docenti della SISSA di Trieste. Torneremo in aula con una nuova edizione del corso il 16 ottobre.
I problemi che colpiscono la fertilità femminile
Il mondo della fertilità è un mondo complesso in cui si incrociano diversi elementi in continuo cangiante equilibrio, da un lato gli avanzamenti scientifici, dall’altro le esigenze, i desideri riproduttivi di nuovi attori sociali e infine le norme giuridiche.
Le donne nascono con circa 1-2 milioni di ovociti, l’orologio biologico però subisce dei repentini cambiamenti nell’arco della vita e tanti sono i problemi che colpiscono la sfera della fertilità, come il tumore alle ovaie, all’utero e la menopausa precoce.
In Italia circa 2500 donne all’anno sono colpite da tumore all’ovaio, secondo i dati riportati a cura dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) e dell’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM) questo rappresenta il 30% dei tumori ginecologici e occupa il decimo posto tra tutti i tumori femminili. La menopausa precoce, più rara, colpisce circa il 4% delle donne che subiscono radio e chemioterapia. La donna in menopausa rimane priva dei follicoli e degli ovociti necessari alla fecondazione.
Ulteriori problemi insorgono per la mancanza di diffusione degli screening oncologici. Diversi sono i fattori che generano problemi di fertilità, oltre allo stile di vita, l’inquinamento e l’alimentazione, anche la scarsa conoscenza delle malattie sessualmente trasmissibili e il frequente mancato utilizzo di contraccettivi, aumentano la probabilità di insorgenza di infezioni che se trascurate possono incidere negativamente sulla fertilità. Si stima, inoltre, che a partire dai venticinque anni e fino ai trentacinque la curva fertile inizi a scendere lentamente, per poi subire una rapida discesa.
A quaranta anni il ticchettio delle lancette dell’orologio biologico è più forte, il desiderio di maternità che è stato messo da parte per perseguire ulteriori percorsi di vita inizia ad essere più presente, insieme alla consapevolezza delle difficoltà legate all’età.
Non tutte le donne sanno che esiste la possibilità di mettere in pausa la riserva ovarica in giovane età. Il fattore tempo per intraprendere questo percorso è molto importante perché gli ovuli subiscono un invecchiamento che varia da donna a donna. Il congelamento degli ovuli intorno ai 25-35 anni è raccomandabile per la quantità e qualità, ed inoltre le terapie ormonali saranno meno invasive e la maturazione degli ovuli molto più rapida, la quantità che si congelerà sarà sufficiente se non addirittura superiore al necessario, tant’è che ci sono donne che sono riuscite a congelare anche una ventina di ovuli in perfette condizioni. Superati i 40 anni una donna invece rischia un po' di più di dovere ripetere la procedura, i farmaci saranno più invasivi e probabilmente il numero degli ovociti che si potranno congelare difficilmente supereranno la decina.
Che cosa significa congelamento degli ovuli
Il “Social egg freezing”, il congelamento degli ovuli per fini sociali o personali, rappresenta una grande opportunità e assicurazione per una futura scelta di maternità.
La crioconservazione ha da sempre assunto un ruolo importante nel mondo della fecondazione assistita, con la prima crioconservazione dello sperma nel 1953 e degli embrioni venticinque anni dopo, il Dottor Christopher Chen di Singapore ha riferito della prima gravidanza al mondo nel 1986 utilizzando ovociti precedentemente congelati.
La frequenza di questa procedura è aumentata dall’ottobre del 2012, quando l’American Society for Reproductive Medicine (ASRM) ha revocato l’etichetta “sperimentale” dal processo.
Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility dal 2019 al 2021 negli Stati Uniti è stato registrato un aumento del 39% dei casi di congelamento elettivo, inoltre nella stessa rivista è stato riportato uno studio nel 2022, la pratica ha ricevuto ulteriore appoggio durante la pandemia, periodo durante il quale molte donne di età compresa tra i 21 e 45 anni sono diventate più aperte all’idea di crioconservare degli ovociti per farne uso in futuro.
Attraverso il congelamento degli ovuli, si può evitare di ricorrere alla fecondazione eterologa, che può avvenire tramite ovodonazione, quando si riceve un ovulo da una donatrice più giovane, o tramite un’embriodonazione, quando l’embrione viene creato con l’ovulo di una donatrice e lo spermatozoo di un donatore. Questa scelta è spesso molto difficile soprattutto perché colpisce la sfera psicologica della ricevente, che dovrà riflettere molto bene sulla scelta di questa pratica. Come già anticipato, il congelamento degli ovuli dovrebbe avvenire in un’età compresa tra i 25- 35 anni, le probabilità di avere un parto in vivo è maggiore del 50% mentre per le donne che decidono di congelarli all’età di 40 anni, la probabilità è del 14 %. Il tempo è il segreto per prolungare l’orologio biologico, ma non è obbligatorio l’utilizzo degli ovociti congelati, ci sono donne che prima di ricorrervi ricercano una gravidanza in modo naturale. Il congelamento degli ovuli assume principalmente un ruolo di prevenzione. Chi decide di intraprendere questo percorso, dovrà considerare che il limite entro il quale gli ovuli posso rimanere congelati è di 10 anni, si dovranno quindi valutare alcune opzioni in caso di non utilizzo degli ovociti congelati, tra queste vi è la scelta di donarli alla ricerca, donarli ad una persona estranea o distruggerli.
Come avviene la procedura di congelamento
Il processo di recupero degli ovociti per la crioconservazione è lo stesso che per la fecondazione in vitro, dopo dieci giorni di iniezioni di ormoni che stimolano le ovaie a maturare più uova, viene eseguita l’induzione della maturazione finale, utilizzando dei farmaci modellati sul GnRH che impediscono una iperstimolazione ovarica. Gli ovociti vengono successivamente rimossi dal corpo mediante prelievo transvaginale sotto sedazione. Gli ovuli vengono immediatamente congelati utilizzando un metodo di raffreddamento lento a velocità controllata o con un processo rapido noto come vetrificazione che elimina la formazione di ghiaccio all’interno e all’esterno degli ovociti durante il raffreddamento, durante la crioconservazione e durante il riscaldamento. La vitrificazione a diretto contatto con l’azoto liquido è associata a tassi più elevati di sopravvivenza.
Le motivazioni che spingono sempre più donne ad investire su questa procedura
La scelta ponderata di mettere in pausa la fertilità, non è solo dettata dalla natura fisiologica e motivi di salute, alcune donne scelgono di aspettare il cosiddetto Mr.Right, l’uomo giusto con il quale pensare di formare una famiglia, altre donne invece vorrebbero più tempo per potersi dedicare ad una carriera di successo e decidere il momento giusto per avere un bambino.
In Europa e nel mondo il limite di età varia, ma questa pratica è più diffusa, molti genitori decidono di regalare alle figlie per la laurea la possibilità di mettere in stand by la fertilità e molte giovani donne scelgono di fare un investimento per prolungare l’orologio biologico. In America invece, alcune aziende come Facebook ed Apple sono state fortemente criticate perché hanno deciso di pagare questa pratica ad alcune dipendenti, mettendo così in pausa il desiderio di maternità e dedicare qualche anno solo al lavoro in azienda.
In Italia ultimamente questo tema è diventato un dibattito culturale, soprattutto dopo che alcune celebrità hanno documentato le proprie esperienze di congelamento sui social media. I costi elevati però fanno desistere molte giovani donne che non hanno ancora i mezzi economici, dato che, l’intera procedura parte dai 3mila euro, esclusi i medicinali da assumere in quei 10 giorni di trattamento, si deve aggiungere anche il mantenimento degli ovuli congelati ed il prezzo può variare da paese in paese, in Italia si aggira intorno ai 300 euro all’anno.
Queste scelte però vengono messe in discussione dalla società che ritiene che optare per il congelamento elettivo possa portare ad una maternità in un’età avanzata, inoltre può essere considerata una forma quasi egoista nei confronti del futuro nascituro poiché la differenza di età tra bambino e madre è elevata, in Italia il limite per poter congelare i propri ovuli è 50 anni.
Il supporto emotivo è importante poiché contrariamente a quanto accade nella fecondazione in vitro convenzionale, è più probabile che le donne che cercano il congelamento degli ovuli attraversino questo processo da sole, in più si aggiunge la scelta di cosa fare degli ovociti non utilizzati in caso di malattia o morte ed altri fattori imprevisti quali furto o possibili errori umani.
Per le donne che vorranno dei figli, l’educazione alla fertilità è fondamentale, soprattutto l’aumento della consapevolezza del declino della fertilità con il passare degli anni tra coloro che sono in età riproduttiva.
Con l’evoluzione della medicina è auspicabile che tutte le donne siano supportate ed informate sull’esistenza di questa opportunità, a partire dall’abbattimento dei costi perché è importante preservare la fertilità non solo per motivi di salute ma anche perché il tasso di natalità in Italia è sempre più basso dovuto anche alla condizione dell’angosciosa scelta tra la carriera e la maternità.
In futuro potrebbero essere sviluppate strategie di finanziamento per prevenire l’infertilità e potrebbero anche essere sviluppati algoritmi per valutare individualmente lo stato di fertilità e coltivare una mentalità pro-fertilità.
Bibliografia
https://www.nationalgeographic.it/congelamento-degli-ovuli-tutto-quello-che-da-sapere
https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?approfondimento_id=13629
https://it.wikipedia.org/wiki/Criopreservazione_degli_ovociti