I supereroi insegnano ai bambini a superare le difficoltà della pandemia
Dagli X Men a Capitan America, i bambini traggono forza e positività dai supereroi, imparando ad affrontare e a capire i problemi del mondo reale
Sono tempi difficili per tutti e, nonostante la via d’uscita sembri finalmente vicina, la pandemia continua a mettere a dura prova le nostre vite, lasciandoci preda di uno stato d’animo a cui il New York Times ha dato persino un nome: “languishing”, una definizione che indica il torpore emotivo diventato simbolo di questo periodo storico. Succede agli adulti, succede soprattutto ai bambini che da un giorno all’altro hanno sostituito la scuola con la didattica a distanza, i parchi giochi con gli schermi di computer e televisioni, la socialità con l’isolamento. Come possono i più piccoli affrontare sconvolgimenti tanto devastanti se anche gli adulti procedono a tentoni, cercando di barcamenarsi tra le mille difficoltà che il Covid-19 ci ha lasciato? Possono farlo con l’aiuto della fantasia e del pensiero magico. Possono farlo con i loro amici immaginari e con i loro supereroi preferiti, personaggi da cui trarre esempio e a cui appoggiarsi per essere coraggiosi, positivi ed elaborare il dolore.
Supereroi in famiglia
Sulle pagine del New York Times Megan Margulies fa un esempio delle difficoltà che i bambini hanno vissuto nel corso di questa pandemia raccontando un aneddoto su sua figlia, una bambina di 4 anni, che una mattina si è rifiutata di partecipare alla lezione su Zoom con maestra e compagni. “Ho cercato di farla avvicinare di nuovo al computer, anche corrompendola con la promessa di un dolce speciale. Lei ha scosso la testa ed è andata via. Poi ha tirato fuori il costume di Capitan America. Mi ha guardato, l'elmo in una mano e la tuta blu nell'altra, un'epifania scintillava dietro i suoi occhi”, ha scritto la giornalista. Una piccola esperienza quotidiana che la bambina è riuscita ad affrontare grazie al suo supereroe preferito: Capitan America. Una figura presente da generazioni nella famiglia di Megan Margulies, che altro non è che la nipote di Joe Simon, l’uomo che nel 1939 ha creato Capitan America insieme al collega artista Jack Kirby.
Capitan America e la guerra
I supereroi, si sa, arrivano sempre nel momento del bisogno. Ed è di Capitan America che molti americani avevano bisogno in quel periodo, poco prima che gli Usa entrassero in guerra contro Hitler e il nazismo. “Mio nonno e Kirby volevano creare un personaggio per far sentire potenti i più deboli, un faro di luce per coloro che si sentivano impotenti, che avevano membri della famiglia in Europa...Le origini di Capitan America riguardavano il far sentire i bambini ebrei di tutto il mondo più sicuri dopo l'ascesa del nazismo. L'intera età dell'oro dei fumetti era incentrata sull'eroismo esagerato che la persona media desiderava avere", spiega la giornalista. Un coraggio e un eroismo di cui abbiamo necessità anche oggi, mentre affrontiamo la nostra guerra, personale e collettiva, contro la pandemia. E chissà che, ancora una volta, Capitan America e i suoi colleghi supereroi non possano venire in soccorso dei bambini con la loro umana magia.
I benefici del pensiero magico
Il pensiero magico è definito come la convinzione che un oggetto, un'azione o una circostanza non logicamente correlata a un evento possa influenzarne il risultato. Per gli adulti può essere un semplice portafortuna infilato in tasca, per i bambini il pensiero magico può tradursi in un amico immaginario, in un personaggio di fantasia come un supereroe che con il suo coraggio li aiuta ad andare avanti. “Con Covid-19 che tiene i bambini lontani dagli amici e dalla scuola, il pensiero magico consente ai più piccoli di usare i supereroi per trovare la fiducia, la forza e la perseveranza di cui hanno bisogno. Se Capitan America riesce a sconfiggere il Teschio Rosso, un bambino può vincere l’ansia di una lezione su Zoom”, spiega Margulies.
Per illustrare il potere benefico che i supereroi possono avere sui bambini, la psicologa clinica Janina Scarlet parte dalla sua esperienza personale: aveva 3 anni quando la centrale nucleare di Chernobyl esplose a 180 miglia da casa sua. Nove anni dopo, in seguito al crollo dell’Urss, la sua famiglia fuggì negli Usa, dove lei divenne una giovane prepotente e arrabbiata, preda dei traumi che aveva vissuto nell’infanzia. "Quando avevo 16 anni, ho visto un film che ha cambiato per sempre la mia vita, era il film degli X-Men. Ho visto questi personaggi immaginari che subivano pregiudizi perché erano diversi, molti di loro avevano una mutazione genetica che li rendeva speciali", ha raccontato Scarlet, spiegando che aver trovato dei punti in comune con gli X-Men l’ha aiutata a scoprire la fiducia e in età adulta l’ha spinta ad incorporare la cultura pop nelle sue terapie. “Quello che ho scoperto quando ho fatto terapia usando i supereroi è che le loro storie collegano le persone. La connessione è necessaria per la sopravvivenza ", ha detto.
Secondo uno studio intitolato "The Batman Effect", i bambini sono più motivati a portare avanti dei compiti difficili, quando impersonano il loro supereroe preferito, mentre T. Andrew Wahl, giornalista e storico dei fumetti, spiega che “le storie introducono i bambini ai problemi del mondo reale”, aiutandoli ad affrontarli.
“Quella mattina di marzo, mia figlia si è finalmente unita alla classe Zoom, ma è stato solo dopo aver indossato la sua maschera e il suo costume di Capitan America. È tornata davanti al computer con un nuovo senso di sicurezza, il sorriso di un bambino salvato dal pensiero magico”, conclude Margulies.