I musei nella lotta contro l’Alzheimer: dal MoMa di New York alla Toscana
Può l'arte combattere malattie come l'Alzeihmer? Molti musei sparsi in giro per il mondo ci stanno provando. Scopri di più in questo articolo.
Quella contro l’Alzheimer è una battaglia campale che il mondo della ricerca non è ancora riuscito a vincere. C’è però un’arma in più per affrontare una condizione che toglie a chi ne è colpito la coscienza di sé e di ciò che gli/le sta intorno. Quest’arma è l’arte.
Dal MoMa di New York...
Da decenni il settore culturale si è organizzato per portare avanti iniziative volte a sviluppare attività dedicate a persone affette da demenza e a coloro che se ne prendono cura. A fare da apripista è stato il MoMa di New York, che sin dai primi anni 2000 ha realizzato studi e sperimentazioni, promuovendo l’utilizzo di strumenti didattici per supportare attraverso l’arte persone affette da disabilità cognitive. Lo scopo era quello di dare loro la possibilità di godere delle bellezze e del patrimonio di uno dei musei più famosi nel mondo e con il passare del tempo le diverse iniziative realizzate dal MoMa hanno “portato alla luce impatti significativi dell’attività artistica mirata e guidata all’interno dei musei sulla qualità stessa della vita delle persone affette da demenza e di chi se ne occupa”, riferisce la Fondazione Symbola nello studio Io sono cultura. Sulla scia degli ottimi risultati raggiunti inoltre si è arrivati “alla sperimentazione di terapie della reminiscenza attraverso oggetti artistici, fino alla interazione creativa”, continua il report.
...alla Toscana
Queste iniziative hanno fatto il giro del mondo, arrivando anche in Italia e più precisamente in Toscana, dove da anni è attivo il progetto “Musei Toscani per l’Alzheimer”. I luoghi della cultura della Regione hanno deciso di fare rete, creando attività, progetti educativi e didattici integrati e complementari. “L’obiettivo primario è quello di rendere i musei, l’arte e la cultura accessibili alle persone con demenza e a chi se ne prende cura, attraverso programmi che propongono un incontro attivo, intenso e significativo con il patrimonio museale, senza porsi intenzioni terapeutiche”, ha spiegato ad Artribune Cristina Bucci, una delle coordinatrici del progetto. “Musei, fondazioni e biblioteche operano in collaborazione con il settore sociosanitario, perseguendo l’integrazione con gli altri interventi rivolti alle persone con demenza nello stesso territorio”, ha proseguito Bucci. L’arte diventa dunque uno strumento per migliorare la qualità della vita di chi ne fruisce, supportando terapie e implementando percorsi volti a realizzare iniziative formative e di scambio.
Il progetto SehenSucht
All’Alzheimer, la videomaker Laurea Morelli e l’artista Sara Luraschi hanno dedicato un altro ambizioso progetto artistico, per realizzare il quale si sono rivolte al crowdfunding. Si chiama “SehenSucht”, “un lapsus, una parola nata da un errore di rammemorazione del termine tedesco “sehnsucht”: ‘Sehnen/avere nostalgia’ con l’aggiunta di una ‘e’ si trasforma in ‘sehen/vedere’. Il termine accostato a ‘sucht/brama e anche dipendenza’, esprime un desiderio ossessivo di vedere, una brama di visione”, spiega Davide Agazzi su BergamoNews.
Per anni le due ideatrici hanno lavorato fianco a fianco, ma anche a contatto con chi l'Alzheimer lo vive tutti i giorni, dal personale medico ai malati e ai loro familiari, allo scopo di raccogliere testimonianze di vita vissuta e messaggi positivi. Da questa interazione è nata un’opera artistica. L’Alzheimer viene rappresentato attraverso un'installazione multimediale suddivisa su vari “livelli”. Su uno schermo di tulle vengono proiettate immagini video e registrazioni audio nelle quali Morelli racconta la sua vita a stretto contatto con la malattia. Il tutto si mescola con i racconti multimediali creati da Luraschi. Un’opera artistica, un racconto in cui tutte le storie si mescolano lanciando un messaggio di speranza e positività al prossimo.