Fare dell’illustrazione il proprio lavoro. Intervista a Ilaria Perversi
Disegnare è molte cose. Soprattutto, è anche un lavoro: ce lo racconta l’illustratrice Ilaria Perversi in questa intervista.
Quando il disegno è la nostra passione da sempre e cominciamo a pensare che – perché no – potrebbe diventare anche qualcosa di più, come un lavoro, ci scopriamo spesso a dover percorrere una strada in salita. Muovere i primi passi e riuscire ad affermarsi nel settore creativo non è semplice e gli elementi da considerare vanno oltre il saper disegnare bene. Ne abbiamo parlato con l’illustratrice Ilaria Perversi, docente del nostro corso Illustrare un libro per bambini, un percorso in cui partiremo dalle tecniche del disegno, per arrivare a conoscere il mercato editoriale e a costruire il giusto portfolio per presentarci alle case editrici.
Scopriamo il disegno nell’infanzia, ancor prima di imparare a leggere e scrivere, e questo si trasforma forse nel primo mezzo che abbiamo per esplorare un quotidiano in divenire. Per qualcunə disegnare continua a essere qualcosa di necessario anche dopo, nell’età adulta. Come hai capito che il disegno e l’illustrazione sarebbero diventati il tuo lavoro?
Penso sia avvenuto tutto molto naturalmente e gradualmente. Fin da quando ero piccola ho sempre amato sia disegnare che i libri illustrati, ma non ho mai realmente pensato che questo potesse trasformarsi in un lavoro: rifiutai di fare il liceo artistico proprio perché non volevo che disegnare diventasse un'imposizione, un compito scolastico.
Quando mi sono iscritta alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano ho scoperto l'affascinante mondo dei film d'animazione. In quei tre anni passati a creare personaggi, storie buffe, dolci e tristi, mi sono anche resa conto che ogni volta che entravo in una libreria come prima cosa mi fiondavo nel reparto dei libri per bambinə. Ci è voluto un po' a collegare tutti i puntini, tanto studio, pazienza e accettazione, ma ora non riesco a immaginare di fare nient'altro che raccontare storie attraverso immagini e parole.
Ci puoi raccontare del tuo processo creativo, come nascono i tuoi personaggi e le storie a cui dai vita?
Se ho già una storia di un autore o autrice da cui partire cerco sempre di collegarla al mio vissuto, di capire che emozioni mi trasmette e quali corde sta solleticando dentro di me. Cerco di interpretare il testo, di sviscerarlo alla ricerca della sua essenza. Inizio sempre immaginando i personaggi, riempio interi blocchi da disegno con schizzi in libertà (reminiscenze della mia formazione in animazione) alla ricerca della silhouette giusta, delle movenze giuste, dell'espressione giusta. Non mi fermo finché la mia mano non capisce che ci siamo. Penso sia un processo simile a quando Michelangelo ricercava i suoi personaggi mentre scolpiva il marmo, come se fossero sempre stati lì finché lo scalpello non li tirava fuori: così è per me con i pastelli sopra al foglio.
Per le mie storie la faccenda è un po' diversa. Sono ancora all'inizio, quindi forse in una fase transitoria, ma queste nascono dall'urgenza di venire raccontate. Prima le parole e poi i disegni, che escono fuori ancora prima di venire immaginati. Sono sensazioni inedite per me e sto ancora esplorando. È tutto in continuo movimento, ed è una cosa molto emozionante.
Quali sono le difficoltà che si possono incontrare nel percorso di illustratorə?
Forse l'aspetto più difficile è quello di confondere il proprio valore come persona con il proprio valore come illustratorə.
I mestieri creativi fanno mettere costantemente in dubbio noi stessə: i giudizi negativi o le porte in faccia rischiano di farci entrare in un vortice in cui pensiamo di non essere abbastanza meritevoli o brave non nel progetto in questione, ma proprio come persone.
Fare illustrazione è un mestiere che richiede anche tanta pazienza: ci sono risposte che impiegano mesi e mesi ad arrivare, progetti che forse non partiranno mai, strade che sembravano quelle giuste e invece si rivelano essere vicoli ciechi. Scindere la propria vita dal lavoro è quindi necessario, e trovare un equilibrio è l'unica strada per riuscire a vivere questa professione con serenità.
Qual è il progetto a cui sei più affezionata?
Amo tutti i miei libri e tutti i progetti a cui ho collaborato, dal primissimo video in animazione all'ultimo disegno personalizzato. Sono stati tutti dei piccoli passi che mi hanno condotta fino a qui e che mi porteranno ogni volta un passetto più avanti.
Ora sono in trepidante attesa dell'uscita di Vietato sputare fuoco, il mio primo albo illustrato da autrice completa che uscirà a febbraio per Editrice il Castoro, e sono in piena fase produttiva per il mio secondo albo che uscirà verso la metà del 2025. Saranno i primi libri in cui ci sarà solo il mio nome in copertina: è un traguardo che mi sono conquistata con grande fatica, determinazione e duro lavoro e non potrei esserne più fiera.
Che consigli daresti a chi vorrebbe dedicarsi all’illustrazione a tempo pieno?
Innanzitutto direi che in Italia, in questa economia e in un'editoria sempre precaria, è purtroppo diventata la normalità non riuscire a vivere solo di illustrazione per molto tempo o anche per sempre: ho colleghə con un altro lavoro fisso oltre all'illustrazione e che sono felici così.
Non c'è quindi da sentirsi sbagliatə se risulta difficile riuscire a mantenersi solo con l'illustrazione. Io stessa ci sto riuscendo solamente da un paio d'anni, e prima ho fatto la cassiera, la dogsitter, l'operatrice scolastica, gli inventari di notte nei supermercati. E non dico che è giusto che sia così, anzi, sarebbe bello che la nostra categoria venisse finalmente tutelata e valorizzata, ma dal momento che la realtà è quella che è io non rinnego nulla del mio percorso: tutti i lavori che ho fatto per mantenermi ed essere indipendente mi hanno insegnato qualcosa che ho portato nella carriera che desideravo e che parallelamente ho costruito. Tutto ci può nutrire ed essere d’ispirazione. Come dicevo prima, sono convinta che con tantissima pazienza, studio e determinazione prima o poi la porta si apre.