Così l’uso eccessivo dei filtri sui social sta alterando il nostro concetto di bellezza
Faye Dickinson ha inventato il tool “Filter Vs Reality” su Instagram, dividendo lo schermo a metà e mostrando come i filtri possano cambiare del tutto il nostro aspetto. Con ricadute sociali notevoli
Si chiama “Filter vs. Reality”. È il nuovo tool usato su Instagram che divide lo schermo in due metà – un lato naturale e uno “photoshoppato” – che sta facendo riflettere il mondo dei social sull’uso eccessivo (e a volte tossico) dei filtri, soprattutto da parte degli influencer. Un confronto tra “filtro e realtà” che sta interrogando gli utenti su quanto, tra un ritocchino e un altro, la postproduzione delle immagini in circolazione si stia allontanando sempre più dal mondo reale, inseguendo un nuovo concetto di bellezza che offline non esiste.
Il tool funziona applicando un filtro di abbellimento solo su una metà del viso e lasciando scoperta l’altra, con l’obiettivo di evidenziare la differenza tra quello che appare sui social e quello che appare nella realtà. E viene fuori così come i filtri usati possano modificare (e non poco) la forma del volto e trasformare del tutto la pelle, rendendola più liscia, rimuovendo i segni di macchie e lentiggini e addirittura cambiandone la tonalità.
La bellezza che esiste solo online
Faye Dickinson, la influencer che ha inventato “Filter Vs Reality” su Instagram nel febbraio 2021, dice a Metro.co.uk che il suo obiettivo era “creare qualcosa di unico per mostrare alle persone come questi filtri di bellezza usati per i selfie cambino la texture della pelle, tonalità, cicatrici”. Insomma, “tutto ciò che siamo”. E questo, secondo Dickinson, “sta influenzando la nostra salute mentale”, promuovendo un “overthinking su come appariamo nelle fotografie”. Il problema, aggiunge, è che con questi filtri “vedi un lato di te stesso che non esiste, che corrisponde a un ideale di bellezza innaturale e disumano”. Generando una sorta di “ossessione malsana per il look perfetto”.
E il problema è che spesso non riusciamo a riconoscere una immagine reale da una “filtrata”. Uno studio del 2017 apparso sulla rivista “Cognitive Research: Principles and Implications” ha scoperto che le persone riconosscono le immagini manipolate solo nel 60%-65% dei casi. “Con la diffusione di filtri e ritocchini sui social media, è terrificante pensare a come sarà possibile per i giovani crescere con immagini realistiche su cosa sia la bellezza”, dice Dickinson. “È facile sentirsi insicuri, visto che gran parte dei contenuti che osserviamo quotidianamente viene filtrato e photoshoppato e tutti sembrano perfetti”.
Ma quale effetto può avere un uso così eccessivo dei filtri su Instagram? Non c’è da meravigliarsi se uno studio recente ha rilevato che l’85% delle giovani ragazze ha modificato il proprio aspetto, magari ricorrendo alla chirurgia, già all’età di 13 anni. Un altro studio focalizzato sui ragazzi ha invece scoperto che il 50% di coloro che non amano il proprio corpo attribuisce la causa ai social media. Senza dimenticare che, con l’esplosione della pandemia e la diffusione delle videocall, la continua esposizione digitale ha portato anche a una impennata della domanda di chirurgia estetica.
Faye ora vuole incoraggiare le persone a esser consapevoli che “tutti hanno brutte foto e scegliamo cosa non condividere sui social media”. Un modo nuovo attraverso il quale gli utenti dei social media possono assumere una nuova prospettiva sul proprio aspetto e su quello di tutti gli altri.