Concerti ed eventi live: come ripartire tra musica e green pass
Dopo 15 mesi di stallo assoluto, partono i primi esperimenti su concerti ed eventi dal vivo. Il mercato prova a ricominciare, ma la strada è ancora lunga
Modena, 1° luglio 2017. Vasco Rossi festeggia i suoi 40 anni di carriera con un evento storico: centinaia di migliaia di persone arrivate nella città emiliana per partecipare a un concerto che ancora oggi detiene il primato mondiale per numero di spettatori paganti. Oltre 225mila persone accorse al Modena Park per cantare e ballare insieme, abbracciarsi e baciarsi, celebrando una delle più grandi rockstar della musica italiana.
Sono passati solo 4 anni da allora eppure sembra trascorso un secolo. La pandemia ha fatto da spartiacque tra il prima e il dopo. Prima gli eventi live nazionali e internazionali andavano sold-out nel giro di pochi minuti, accaparrarsi un biglietto (a caro prezzo) mesi prima veniva considerato un miracolo. Per le settimane seguenti al concerto della nostra cantante o della nostra band preferita l’adrenalina continuava a rimanere in circolo nei nostri corpi, dandoci forza e speranza. Il dopo racconta una storia ben diversa. I concerti e in generale gli eventi live fanno parte dei nostri ricordi più cari, la parola “vicinanza” è diventata sinonimo di pericolo, di contagio, di pandemia. Accalcarsi in uno stadio, in un autodromo o anche solo nella sala di un teatro o di un locale è ancora oggi, a oltre un anno di distanza dall’arrivo del Covid-19 nelle nostre vite, quasi impensabile. Tra i vari comparti che appartengono al settore Cultura, quello degli eventi live è stato senza dubbio il più colpito. Gli ultimi quindici mesi possono essere riassunti in sole 4 parole: “il nulla più assoluto”, eccezion fatta per alcune piccole iniziative portate avanti l’estate scorsa.
Il mercato dei concerti
Eppure si tratta di un mercato che secondo l’Allied Market Research, a livello globale valeva 1,1 trilioni di dollari nel 2019 e nel 2028 potrebbe valerne ancora di più: le stime al 2028 parlano di 1,6 trilioni di dollari. E questo nonostante l’infinito lockdown determinato dalla pandemia di Covid-19 che ha letteralmente spazzato via la musica dal vivo, lasciando chiusi teatri, sale e arene.
In Italia il mondo dei concerti e degli eventi live, secondo alcuni analisti, dà lavoro a oltre 200mila persone. Tutte rimaste ferme, senza stipendio e con pochissimi aiuti negli ultimi mesi, tanto da scendere in piazza a protestare nelle manifestazioni organizzate dai cosiddetti “Bauli in Piazza”. In base ai dati di Assomusica, l’associazione degli organizzatori e dei produttori di spettacoli di musica dal vivo, il nostro Paese si piazza al 6° posto al mondo (a pari merito con il Canada) quanto a ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti, con 589 milioni di dollari di fatturato nel 2018.
Come ripartire?
La domanda, in ogni parte del mondo, è la stessa: come permettere agli eventi live di ripartire in sicurezza? Una soluzione definitiva al momento non è stata ancora trovata, ma le prime sperimentazioni sembrano incoraggianti. La più grossa è stata fatta in Spagna a fine marzo. Al Palau de Sant Jordi di Barcellona, in grado di contenere 17mila spettatori, sono accorse 5mila persone per assistere al concerto dei Love of Lesbian. “Quando la band indie pop spagnola ha iniziato a suonare tutti, artisti, organizzatori e pubblico, stavamo piangendo, perché era così emozionante essere di nuovo insieme", ha affermato Gemma Recoder, una delle organizzatrici dell’evento. Al pubblico è stato imposto l’utilizzo della mascherina FFp2, ogni partecipante è stato sottoposto a tampone il giorno stesso dell’evento e ha dovuto scaricare un'app in cui ha inserito i propri dati. L’organizzazione del live ha richiesto oltre un mese di tempo e ha avuto un costo di 250mila euro. A distanza di 15 giorni dal concerto si sono verificati solo 6 contagi, 4 dei quali, secondo l’organizzazione, non correlati con l’evento.
Un tentativo simile, ma in piccolo, è stato fatto nei Paesi Bassi, che hanno organizzato anche l’Eurovision Song Contest 2021 vinto dai Maneskin. Presenti in sala 3.500 spettatori per ogni serata, oltre alle delegazioni dei singoli paesi e agli artisti chiamati ad esibirsi.
In Italia, in vista dei possibili concerti estivi, i primi esperimenti saranno effettuati tra fine maggio e inizio giugno al Fabrique di Milano e al Praia di Gallipoli. Ad organizzarli è la Silb-Fipe, la federazione delle imprese di intrattenimento italiane. Per partecipare all’evento sarà necessario il green pass ottenibile dopo aver effettuato il vaccino, se si è guariti dal Covid o in presenza di un test antigenico o molecolare negativo. Dopo due settimane si tireranno le somme e si cercherà di capire se i grandi eventi possono essere organizzati in sicurezza o se dovranno essere considerati veicolo di contagio nonostante i progressi fatti con la campagna vaccinale.
Il prossimo futuro
Anche questa estate con ogni probabilità dovremo rinunciare ai grandi concerti live, quelli che fino a due anni fa riunivano decine di migliaia di persone negli stadi o negli autodromi. Maggiori possibilità sembrano avere invece le iniziative medio-piccole, soprattutto se organizzate all’aperto. “In questi giorni nel mondo della musica dal vivo c’è grande fermento. Si è ricominciato ad annunciare eventi. Lo sento dagli agenti, e anche tra i promoter. Si parla di fare, di annunciare, e c’è quel tipo di mentalità che ci eravamo un po’ scordati”, ha spiegato a Il Post Carlo Pastore, conduttore radiofonico e organizzatore del festival milanese Mi Ami.
All’estate ci si avvicina dunque con cauto ottimismo, per merito dei progressi compiuti con la campagna vaccinale, certo, ma anche perché il 2020 ha dimostrato che “i luoghi dedicati agli eventi musicali sono tra quelli che hanno gestito meglio la pandemia e rispettato più le regole”, racconta Emiliano Colasanti, fondatore dell’etichetta 42 Records, al giornale diretto da Luca Sofri. Le difficoltà logistiche e organizzative rimangono elevate ed è probabile che nel prossimo futuro per partecipare a un evento live il green pass (o il tampone obbligatorio) e le mascherine diventeranno la regola. Ciò che è certo è che rispetto all’anno scorso si comincia a intravedere la luce in fondo al tunnel. Quanto è lunga la strada verso l’uscita però è ancora da vedere.