Come usare al meglio le immagini nella didattica a distanza

Come usare al meglio le immagini nella didattica a distanza

Il digitale rappresenta un’opportunità che moltiplica le possibilità d’uso della comunicazione visiva per la didattica. A patto che si sperimenti, puntando su lezioni interattive

14/03/2021 , tempo di lettura 3 minuti

Cartine geografiche, tavole anatomiche, dipinti, illustrazioni nei libri e nei sussidiari. Le immagini hanno sempre avuto un grande ruolo nelle pratiche educative e pedagogiche a scuola.


Partire dalle immagini per arrivare al testo si è rivelato un ottimo metodo di apprendimento perché la comunicazione visiva cattura la curiosità dello studente, stimolandolo a porre domande e a chiedere chiarimenti. Il problema è che non tutte le scuole sono dotate di strumentazioni per favorire la didattica visiva. Ma cosa succede quando gran parte della didattica si sposta sul digitale e diventa essa stessa immagine?

Il digitale, in questo, rappresenta una opportunità che moltiplica le possibilità d’uso della comunicazione visiva per la didattica. Anzitutto perché aiuta nel reperimento immediato e a costo zero di immagini in alta qualità. Reperire l’immagine di un’opera durante una lezione di storia dell’arte e mostrarla alla classe può essere più immediato e coinvolgente che guardarla su un libro, dove non sempre è garantita l’alta qualità della riproduzione.

Ma la condizione indispensabile perché si verifichi tutto ciò è la padronanza e la conoscenza degli strumenti, che aprono anche a percorsi multimediali tutti da esplorare. Restando sulla materia artistica, pensiamo ad esempio alle mostre e ai tour virtuali che oggi offrono molti musei in giro per il mondo. O ancora, alla possibilità di accesso ai giornali online, che potrebbero sostituire la pratica diffusa del giornale in classe.


Oltre alle immagini statiche, il digitale offre anche la possibilità di accesso a video e a combinazioni di immagini e testo. A patto che, ovviamente, non diventi una mera presentazione di slide senza il coinvolgimento degli studenti. L’utilizzo narrativo della comunicazione visiva, invece, può diventare uno strumento centrale per strutturare lezioni interattive, da adattare a sua volta a diverse fasce d’età. Dai più piccoli ai più grandi.


Un esempio ci arriva dalla scuola primaria “Saliceto Panaro” di Modena. Dove i bambini in dad sono stati condotti virtualmente alla Galleria Estense di Modena per una visita guidata dalla storica dell’arte Lucia Peruzzi, che ha spiegato agli studenti trucchi e tecniche utilizzate nelle opere d’arte, la storia dei Duchi di Modena e di Francesco D’Este. 


Alla scuola primaria Sbarbaro di Genova Cornigliano, invece, si è puntato a creare lezioni interattive proprio attraverso le immagini. “Invitavamo i bambini a giocare con le immagini, utilizzando delle foto che venivano condivise”, ha spiegato all’Ansa l’insegnante Luciana Farneti. “Utilizziamo un software per rendere interattive le immagini. I bambini avevano il compito creare sfondi e tag multimediali”. E con strumenti come Google Classroom, anche la geografia può diventare un viaggio virtuale per immagini nelle varie regioni italiane.


A fare la differenza sono soprattutto le sperimentazioni e le innovazioni messe in campo dai docenti. C’è chi ha trasformato la classe virtuale in un “salotto letterario”, girando dei video con scrittori locali. E ancora chi ha utilizzato software di grafica per trasportare sul digitale i disegni degli studenti e costruire vere e proprie stanze museali.


“La Dad ha permesso ai ragazzi di continuare a fare lezione”, spiega Angela Maria Sugliano, ricercatrice dell’Università di Genova. “Ma soprattutto ha sdoganato l’uso delle nuove tecnologie in maniera corretta e obbligato la scuola a fare quel passo in più verso il digitale”.

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