Come si torna al giardino dell'Eden?

Come si torna al giardino dell'Eden?

Dall’antichità ai giorni nostri stiamo sempre cercando la stessa cosa: un luogo lontano dal presente complesso e difficile, dove essere liberi e felici.

15/06/2022 , tempo di lettura 3 minuti

L’idea che il nostro tempo sia particolarmente miserevole non è nuova. Anzi, è antichissima.
La Bibbia inizia proprio così, con la cacciata dal Paradiso Terrestre per la questione della mela. L’antichità pagana la vedeva più o meno allo stesso modo, oppressa come si sentiva dall’età del ferro, così brutale e penosa rispetto alla mitica (e remota nel tempo) età dell’oro. Sulla stessa lunghezza d’onda erano gli antichi Indiani, convinti di vivere nell’Era Oscura.
Una visione non certa rosea della realtà, ma con un centro di ottimismo: il giardino dell’Eden da qualche parte esisteva ancora, le ere ottenebrate avrebbero prima o poi fatto spazio nuovamente a quelle luminose. 

Sono passati i secoli, ma l’idea che il luogo e il tempo che si abita siano malvagi e oscuri, mentre da qualche parte esiste un’alternativa felice e beata, è perdurata.
In qualche raro caso il locus amoenus viene raggiunto, anche se solo nella letteratura, come capita al gruppo di giovani nobili che nel Decamerone di Boccaccio trovano rifugio dalla Peste Nera in una villa di campagna paradisiaca, appunto.
Non riuscirono a trovare il loro luogo felice gli utopisti rinascimentali invece, che teorizzarono con tutto il loro acume delle città talmente belle da essere impossibili (utopiche quindi, giocando sull’etimologia che può voler dire sia “luoghi felici” che “luoghi che non esistono”).
Nel ‘700 ci riprovarono i membri dell’Accademia dell’Arcadia che, vestendo i panni di pastorelli greci, provarono con tutte le loro forze a convincersi di vivere in una Grecia arcaica sottratta all’angoscioso flusso della Storia, senza riuscirci. 

La ricerca del giardino dell’Eden non è però una tendenza solo del passato remoto: basti pensare al romanzo “Orizzonte perduto” che nel 1933 lanciò il mito di “Shangri-La”, una valle nascosta tra le vette dell’Himalaya dove vivrebbe una comunità pacifica e illuminata, che non conosce odio, ingordigia, sopraffazione. Anche in questo caso la ricerca di Shangri-La ha ispirato molti esploratori e avventurieri (e anche il Governo cinese, che ha colto la palla al balzo e nel 2001 ha nominato proprio così una vallata del Tibet, ovviamente con l’obiettivo di attrarre i turisti affascinati da questo nome ancora così evocativo). 

La ricerca dell’Eden continua anche ai giorni nostri quindi, e forse ciò che è interessante è proprio questo, che non si è mai fermata.


Un piccolo locus amoenus l’abbiamo trovato anche noi: è il monastero zen Sanbo-Ji, a Berceto, sull’Appenino parmense. Se anche tu hai bisogno di cercare (e trovare) un luogo così, ti aspettiamo venerdì 1 luglio, per un weekend di scrittura con Marco Balzano e Imma Vitelli.

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