Come si costruisce la fiducia nella scienza
La sfiducia nella scienza sembra essere una costante nella Storia umana: vediamo da cosa origina e come possiamo ribaltare questo rapporto.
In che relazioni sono la scienza e la fiducia? O, per dirlo con altre parole, perché non basta essere esperti per essere riconosciuti come affidabili? Sono domande attorno alle quali ruota il saggio "La società della fiducia. Da Platone a WhatsApp", scritto dal giornalista Antonio Sgobba e pubblicato da Il Saggiatore.
La certezza della sfiducia nella scienza
La certezza, al momento, è che ci sia un problema diffuso di fiducia nei confronti degli esperti, ma – scrive Sgobba in un estratto pubblicato sul magazine Il Tascabile – più realisticamente non c’è mai stata un’età dell’oro nella quale scienziati, esperti e persone competenti in generale “regnassero incontrastati e amati dal popolo”.
Sgobba illustra con una serie di esempi sia le fonti e le situazioni in cui si manifesta - e si è manifestata - la nostra diffidenza, sia la ricerca di un saggio a cui affidarsi per avere una guida: dalla peste ad Atene nell’epoca di Socrate alle epidemie contemporanee, sanitarie e non, alle notizie inventate, oggi come nella Francia dell’Ottocento, per citare qualche esempio.
Esperto e autorità epistemica
Per comprendere meglio la questione, l’autore distingue tra l’esperto e l’essere un’autorità epistemica: la seconda, infatti, è un soggetto che, oltre alla competenza sostanziale, ha anche la capacità di influenzare altre persone portandole ad adottare una certa credenza grazie, appunto, al fatto che queste riconoscono le sue conoscenze.
Tuttavia, il riconoscimento delle competenze è facilitato dalla presenza di valori condivisi nella relazione tra l’esperto e i suoi interlocutori. È questo il fattore fondamentale perché un non addetto ai lavori riconosca come valida e quindi adottabile la posizione di un esperto e gli riconosca l’autorevolezza nel suo campo.
La costruzione della fiducia
Come risolvere, dunque, un problema che ha radici così antiche? Adottando una prospettiva diversa, Sgobba sostiene che l'oggettivazione, la spinta verso l’idea di una neutralità dei contenuti scientifici, la convinzione che, in quanto tali, bastino per essere credibili ed essere adottati come parte dell’opinione collettiva su un fatto o un fenomeno sia un errore. D’altronde, sarebbe possibile credere a una persona che sostiene di non credere in niente?
In quest’ottica, chiarire i propri valori, cercare dei punti d’incontro, superare il mito dell’oggettività può essere la via per costruire una società fiduciosa nei confronti della scienza.