Come gli insegnanti possono stimolare la curiosità degli studenti
Sulla rivista Literature Hub, il giornalista Nick Ripatrazone racconta la storia di Heather Clark, un’insegnante che usa la cultura pop e gli zombi per stimolare la curiosità degli studenti
È un anno scolastico anomalo quello in corso. A causa dell’emergenza Covid-19 in tutto il mondo insegnanti e studenti stanno sperimentando qualcosa di unico. La didattica a distanza mette a dura prova i protagonisti del percorso di formazione, acuendo stress e tensione e compromettendo quelli che da sempre sono considerati i cardini su cui si erige la scuola: la socializzazione, l’educazione e l’istruzione stessa.
I docenti, da parte loro, stanno cercando di trovare una nuova via per esercitare il loro ruolo, in attesa che lo slogan “andrà tutto bene” si trasformi finalmente in realtà.
Con la didattica a distanza è divenuto più che mai importante trovare nuovi modi di insegnare, di catturare l’attenzione degli studenti che seguono le lezioni dallo schermo dei loro computer, di stimolare in loro la curiosità di apprendere e scoprire nuovi orizzonti.
La storia di Heather Clark
Sulla rivista Literature Hub, il giornalista Nick Ripatrazone racconta la storia di un’insegnante di nome Heather Clark che, spinta dal suo amore per l’insegnamento e dalla necessità di far capire agli studenti “che sono capaci di fare molto più di quello che pensano di poter fare”, sta sperimentando un nuovo modo di lavorare imperniato sulla volontà di dare ai suoi ragazzi uno spazio sicuro per sviluppare la loro innata curiosità e nutrire le loro idee.
Heather Clark insegna inglese da oltre 20 anni, gli ultimi sei trascorsi alla Covina High School di Los Angeles County. Nel corso della sua lunga carriera, la docente ha sempre cercato di “scomporre i concetti in parole semplici e costruire delle solide impalcature su cui i ragazzi possano erigere il loro futuro”, afferma Clark, che considera questo procedimento essenziale per portare avanti il processo di formazione degli studenti.
"Penso che i docenti debbano mettere in secondo piano qualche regola e insegnare agli studenti come lasciare che la loro curiosità e le loro domande prendano il sopravvento nel processo di formazione che stanno portando avanti”, dice Clark. Un compito difficilissimo per chi, nel corso dell’anno, ha a che fare con oltre 200 studenti, ma fondamentale per costruire un’indagine autentica e far sì che i ragazzi considerino la scrittura e l’apprendimento dei mezzi per scoprire la realtà e non dei semplici “compiti da fare a casa”.
Uno spazio per stimolare la curiosità
Passando dalla teoria alla pratica, il giornalista di Literature Hub si pone una domanda: qual è il modo in cui Heather Clark crea questo spazio utile a stimolare la curiosità dei suoi ragazzi? Una metodo che l’insegnante usa per spingere gli studenti a scoprire nuovi orizzonti passa per la cultura pop.
La lezione comincia con una discussione che coinvolge l’intera classe, in cui agli studenti vengono fornite alcune “categorie appartenenti alla cultura pop”. Si parla di ciò che è popolare all’interno di quelle categorie e si riflette sul motivo per cui determinate idee, prodotti o canzoni abbiano attecchito nella società. I ragazzi non hanno bisogno di troppo incoraggiamento per esprimere i loro pensieri “sul modo in cui i social media li incoraggiano a indossare una maschera e a nascondere chi sono realmente”, ma anche sul perché “i social siano diventati una piattaforma comune per parlare delle ingiustizie e apprezzare le diversità”, spiega Clark. L'unica necessità degli studenti è quella di avere uno spazio sicuro in cui coltivare la loro curiosità. Poi riescono a fare tutto da soli.
Anche gli zombi possono essere utili
Un altro esempio fornito dall’insegnante riguarda il saggio “My Zombie, Myself” di Chuck Klosterman incentrato su film horror, tecnologia e cultura. Clark utilizza questo saggio per mostrare ai suoi studenti il modo in cui il pensiero di uno scrittore si evolve attraverso la sua scrittura. Klosterman si chiede perché "l'interesse mainstream per gli zombi sia cresciuto costantemente negli ultimi 40 anni", nonostante - paradossalmente - gli zombi per loro natura non siano in grado di evolversi, altrimenti smetterebbero di essere tali.
Secondo l’autore, nel passato gli zombi non erano altro che “rappresentazioni delle nostre paure inconsce”, mentre oggi sono diventati un’allegoria del modo in cui viviamo e sentiamo l’esistenza quotidiana. La nostra "proiezione collettiva di paura" ora è "che saremo consumati - elettronicamente”.
Clark sottolinea come quello che potrebbe sembrare un argomento superficiale, nelle mani di un insegnante capace, può trasformarsi in un’opportunità di riflessione. "Invece di vedere la scuola come una scatola in cui devo costringere i ragazzi a inserirsi", dice Clark, "voglio che l'istruzione si adatti a ciascuno di loro", spingendoli a cercare e a sviluppare il loro pensiero. Non è questo, d’altronde, lo scopo finale dell’insegnamento?