Che cos’è lo spread e perché non si parla d'altro?
Da quando il Presidente Mattarella ha conferito a Draghi l’incarico di formare il Governo lo spread è sceso di oltre 20 punti. Ma che cos’è è perché il suo calo è una cosa positiva per l’Italia?
Si torna a parlare di spread. Ma stavolta, a differenza di quanto accaduto nel passato, se ne discute in positivo perché da quando il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito l’incarico di formare un nuovo Governo all’ex governatore della Banca Centrale europea, Mario Draghi, l’ormai celeberrimo spread è sceso di 25 punti base, toccando un minimo di 90 punti. Un livello così basso non si vedeva dal 2015 e, secondo molti analisti, la discesa potrebbe continuare anche nel prossimo futuro, portando enormi benefici all’Italia.
I rendimenti dei titoli di Stato
Uno dei mezzi che un Paese utilizza per finanziare la propria spesa è chiedere in prestito denaro ai mercati finanziari. Lo fa attraverso i titoli di Stato che vengono venduti sul mercato e rimborsati entro una certa scadenza (6 mesi, 3 anni, dieci e così via) con l’aggiunta di interessi. Questi interessi vengono definiti rendimenti e il loro importo viene deciso in base al rischio che i compratori corrono prestando soldi a un determinato Stato. Se quest’ultimo è solido e affidabile, l’investimento sarà considerato sicuro e dunque il rendimento sui suoi titoli sarà più basso. Se invece un Paese ha un debito pubblico elevato, è politicamente instabile o non ha i conti in ordine, l’investimento sarà più rischioso e il rendimento da garantire agli investitori dovrà per forza di cose essere più alto. Al rischio deve corrispondere il guadagno.
Che cos’è lo spread
Tecnicamente, lo spread è un indicatore economico che, per quanto riguarda l’Italia, misura la differenza che esiste tra il rendimento dei titoli di Stato italiani (Btp) e quello dei titoli tedeschi (Bund). Perché il punto di riferimento è la Germania? Perché viene considerato il Paese economicamente e politicamente più solido e, di conseguenza, chi acquista i suoi titoli di Stato rischia molto poco.
Più è alto lo spread esistente tra il rendimento del bund tedesco e quello dei titoli italiani, più investire su di noi sarà considerato rischioso e dunque l’Italia sarà costretta a pagare interessi molto più alti per attrarre investitori disposti a comprare il nostro debito. Al contrario se gli interessi sui nostri Btp si abbassano e si avvicinano a quelli pagati dalla Germania sul Bund, gli investitori percepiranno che stiamo facendo degli sforzi per migliorare e avranno più fiducia in noi. Tradotto: lo Stato risparmierà dei soldi sugli interessi che in teoria potrà utilizzare per qualcosa di più “utile”.
Perché lo spread scende
Immaginate se la fiducia si misurasse in denaro. Quella che i mercati stanno dimostrando nei confronti di Mario Draghi potrebbe presto diventare un tesoretto. Come detto, da quanto l’ex numero uno della Bce ha ricevuto l’incarico di formare il nuovo Governo, lo spread tra Btp e Bund si è ridotto di 25 punti base. Il motivo è presto detto. Già prima dell’ormai celeberrimo “Whatever it takes” pronunciato nel luglio del 2012 mentre la crisi dei debiti sovrani minacciava di provocare il default dei paesi più deboli dell’area euro, Grecia e Italia in primis (non a caso allora lo spread toccò il record storico di 575 punti base), Mario Draghi era considerato uno dei migliori economisti in circolazione. Oggi - dopo quella frase - sono in molti a dire che, se non ci fosse stato lui alla guida dell’Eurotower, l’euro non esisterebbe più.
I mercati si sono dunque convinti che Draghi sia l’uomo giusto per riportare i conti dell’Italia in carreggiata dopo anni di instabilità politica, di mancate riforme e soprattutto dopo la crisi economica innescata dalla pandemia di Covid-19. Gli analisti credono inoltre che con il Governo Draghi alla guida del Paese, lo spread continuerà a calare, scendendo a quota 55-65 punti base. Dato che sono collegati, insieme al differenziale scenderà anche il rendimento sui nostri titoli di Stato, che attualmente è sotto lo 0,5%. Tradotto in cifre, come spiega Il Sole 24 Ore, se questo calo si trasformasse in realtà, si tradurrebbe per l’Italia in un risparmio sulla spesa per interessi pari a circa 1,5 miliardi di euro. L’anno. Soldi che potranno essere usati per interventi di politica economica in grado di contribuire al rilancio del Paese.