Carlo Cottarelli: investire sul capitale umano è fondamentale per la crescita
Investimenti pubblici e privati, ma soprattutto in capitale umano. Sono queste le tre chiavi per la crescita indicate da Carlo Cottarelli, docente del corso "Lezioni di economia: le diseguaglianze, il lavoro e il ruolo dello Stato" di Feltrinelli Education
La pandemia di Covid-19 ha innescato la crisi economica più grave dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. L’economia però sta ripartendo e, grazie ai fondi del Recovery Plan, l’Italia ha un’occasione unica per mettersi alle spalle la crisi, ma anche i precedenti anni di stagnazione. Per farlo, bisogna non solo puntare sugli investimenti pubblici e privati, ma anche “sul capitale umano, investendo risorse nella formazione e nella pubblica istruzione”, afferma Carlo Cottarelli, ex commissario straordinario per la spending review, oggi direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano e visiting professor presso l'Università Bocconi. “Solo così, dice l’economista, si riuscirà a far ripartire l’ascensore sociale e a creare uguaglianza delle opportunità tra i lavoratori”.
Professor Cottarelli, a un’anno e mezzo dall’esplosione della pandemia, i dati indicano che la ripartenza c’è. Una volta tornati ai livelli pre-Covid, quali sono le chiavi per spingere la crescita italiana?
“Bisogna risolvere quei problemi che caratterizzano da anni l’Italia e che ostacolavano la crescita anche prima dell’esplosione della pandemia di Covid-19. Non dobbiamo solo tornare ai livelli pre-crisi, dobbiamo costruire delle fondamenta solide e sostenibili per la nostra economia. Per farlo è importante aumentare la dotazione di capitale fisico e umano a disposizione. Occorre incrementare gli investimenti pubblici, ma anche creare le condizioni per stimolare gli investimenti privati attraverso la rimozione degli impedimenti che fino ad oggi li hanno ostacolati, vale a dire la lentezza della Pubblica Amministrazione e della Giustizia, l’eccesso di regole”.
Il Pnrr varato dal Governo e approvato da Bruxelles ci aiuterà?
“Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza questi elementi ci sono, così come è presente l’attenzione verso il capitale umano. Per spingere la crescita sarà fondamentale puntare sul capitale umano, veicolando risorse e impegno verso la formazione e la pubblica istruzione. L’economia crescerà solo se riusciremo ad aumentare la produttività. Nell’ultimo ventennio la produzione dell’italiano medio è cresciuta pochissimo e l’unico modo per accelerare è investire sulla professionalità e sulle competenze dei lavoratori”.
La diffusione della variante Delta può rappresentare un ostacolo?
“La diffusione della variante Delta è un rischio molto grosso. Nelle ultime settimane i contagi sono in aumento e il pericolo è che nelle prossime settimane sarà necessario stabilire nuove chiusure che potrebbero rallentare la ripresa economica. L’unico modo per evitarlo è spingere sui vaccini, estendendo il più possibile la copertura vaccinale”.
Lei, nel suo ultimo libro “All’inferno e ritorno. Per la nostra rinascita sociale ed economica”, edito da Feltrinelli, ha parlato dell’importanza dell’ascensore sociale. Riusciremo a farlo ripartire grazie al Recovery Plan?
“La mobilità sociale, un mercato del lavoro meritocratico e la solidarietà sociale si realizzano grazie alla crescita. Tutti gli elementi che contribuiscono a spingere la crescita facilitano anche il funzionamento dell’ascensore sociale. Gli investimenti nella formazione e nella pubblica istruzione previsti dal Pnrr, in particolare, servono anche a creare uguaglianza delle opportunità, così come gli investimenti realizzati in zone del Paese che economicamente hanno maggiore strada da fare. Riuscire a dare ai cittadini le stesse basi di partenza e le stesse possibilità di carriera è fondamentale”.
In questo contesto, gli ultimi test Invalsi non fanno ben sperare, per non parlare del livello di educazione finanziaria dei cittadini..
“L’economia è diventata centrale nella nostra vita, ma il livello di educazione finanziaria dei cittadini italiani è tra i più bassi d’Europa. I dati dei test Invalsi risentono del fatto che l’Italia ha disinvestito nella pubblica istruzione dal 2007 in poi, tagliando la spesa più che in qualsiasi altro settore. L’unica spesa che in questi anni abbiamo preservato è stata quella per le pensioni, che adesso si vuole aumentare ulteriormente per evitare lo scalone dovuto alla chiusura di Quota 100. Le chiusure e la didattica a distanza hanno poi rappresentato un fattore congiunturale che ha esacerbato la situazione già esistente, ma se non cambieremo le nostre politiche andrà sempre peggio”.