Andare altrove con la scrittura fantasy
Mondi paralleli, inventati e fantastici dove ritrovare temi familiari anche alle nostre società.
Dove andiamo mentre leggiamo di avventure e mondi fantastici e lontanissimi da quello che abitiamo ogni giorno? Siamo qui, nelle nostre case, o invece siamo altrove, insieme allə personaggə impegnatə in imprese mai vissute eppure in qualche modo familiari?
Genere avventuroso, spesso epico, caratterizzato dal distacco dalla realtà per come la conosciamo e dall’immersione in mondi - inventati, ucronici o che coesistono con il nostro - animati dalla magia e dal soprannaturale, il fantasy conquista la nostra fiducia grazie a una narrazione fortemente evocativa e descrittiva e all’uso della terza persona, che offre a chi legge una prospettiva di ampio respiro e libertà nell’empatizzare con lə personaggə. Così l’irreale diventa tangibile, conoscibile e plausibile.
A tratti simile ma distinto dalla mitologia, folklore, leggende e fiabe, il genere fantasy ha come vero precursore la letteratura cavalleresca medievale, che inizia a mescolare la realtà con l’elemento fantastico, creando fortunate e amatissime avventure. Dai filoni del Ciclo romano, Ciclo carolingio e Materia di Britannia (che comprende le vicende di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda), la letteratura cavalleresca prospera e si fa via via sempre più fantasiosa, fino all’introduzione di creature fantastiche – come fate, elfi e goblin -, elemento che contamina il fantasy e perdura tutt’oggi. Sono i libri di J.R.R. Tolkien, in particolare Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, a gettare le basi del genere del fantasy epico, seguito da Le Cronache di Narnia di C.S. Lewis. Dalla seconda metà degli anni ’90 del secolo scorso, il genere riacquista popolarità internazionale grazie all’enorme successo della saga di Harry Potter, e delle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin.
Worldbuilding: la creazione di mondi altri
Una storia fantasy ha bisogno della sua ambientazione, quindi della costruzione di un mondo altro: una pratica che prende il nome di “worldbuilding”. Contrapposto a quello primario e reale, il mondo fantastico viene definito secondario e la sua costruzione può seguire il metodo top-down o bottom-up. Nel primo approccio, lə scrittorə delinea le caratteristiche principali del suo mondo, partendo da un quadro generale fino a scendere nei dettagli. Al contrario, il secondo comincia dall’immaginazione e costruzione dei dettagli per poi passare via via ad un piano più generico del mondo nella sua interezza. Non esiste un metodo univoco per creare mondi: ogni scrittorə ha piena libertà purché riesca a dare vita ad un risultato coerente, tridimensionale, solido e soprattutto verosimile, dove lə personaggə possano trovare il proprio tempo e spazio di movimento e azione.
Che prendano in prestito miti o leggende, che siano ucronici o storicamente accurati, animati dalla magia o dal soprannaturale, i mondi del fantasy vanno costruiti partendo sì dalla creatività, ma anche da una fase di ricerca e documentazione, uno studio di fonti diverse che demanda il suo tempo perché dia risultati soddisfacenti. Questa fase di studio può comprendere l’analisi o l’uso di vecchie cartine, la lettura di libri, la visita a luoghi d’interesse - come castelli o siti storici a seconda dell’ambientazione scelta -, ma anche il confronto con specialistə e la creazione grafica di mappe su cui delineare ambientazione climatica e geografia del mondo secondario. Una solida documentazione prima di iniziare serve per assorbire nella sua essenza uno o più periodi storici e luoghi a cui ispirarsi, prendendo in prestito culture, lingue, credenze religiose, abitudini e così via. Più la fase di ricerca è approfondita, meglio si riuscirà a narrare la storia in modo avvincente e privo di contraddizioni. Non tutti gli elementi raccolti durante la ricerca saranno necessari nel romanzo: non serve travolgere lə lettorə con dettagli superflui, in quanto il rischio è di rendere la narrazione inutilmente ingombrante e poco scorrevole. Il sottinteso non solo è concesso, ma auspicabile. Lə lettorə si adattano a contesti fantastici, si lasciano riempire di meraviglia e apprendono velocemente le leggi che regolano questi altri mondi, ma percepiscono altrettanto facilmente errori di coerenza, assenza di espedienti narrativi o di ex deus machina quando necessari, buchi di trama, e smaschereranno un mondo secondario povero e inconsistente.
I temi di ieri e di oggi del fantasy
Nel fantasy la storia prende il via nel momento in cui lo status quo si spezza e lə personaggə intraprendono un lungo viaggio lontano da casa, spesso travagliato e pieno di peripezie da superare e che cambierà per sempre i loro destini. Come intuibile, il fantasy non è necessariamente un genere per bambinə o per adolescenti, è anzi apprezzato anche dallə adultə e questo dipende dalle tematiche affrontate, ma soprattutto dal modo in cui le si tratta e dallo stile narrativo scelto. Particolarmente adatto allə più giovani è il romanzo di formazione, basato sull’avventura dellə protagonistə e sugli ostacoli e battaglie che devono affrontare e superare. Il viaggio dell’eroə è un’occasione di crescita personale, di messa in discussione di ingiustizie e problematiche dell’universo dove la storia si consuma: diverso sì, ma in cui riecheggiano temi che provengono da una penna umana e che dunque oltrepassano qualsiasi confine dettato dalla fantasia. Vengono così esplorati l’adesione a ideali e valori quali l’integrità morale, il coraggio, l’amicizia e la giustizia. Mondi altri ma non così distanti da non conoscere la prevaricazione, il colonialismo e le guerre, argomenti che ci sono tristemente familiari. Se uno dei topos irrinunciabili nel fantasy è la lotta fra bene e male incarnati da fazioni opposte – l’eroə e l’antagonista – e destinate a combattersi per sopravvivere, altrettanto rilevante è il tema della diversità, del “problema dell’altrə” e del complesso rapporto con questa: a volte di coesistenza pacifica o contaminazione ma più spesso di scontro, quando razze fantastiche o casate contrapposte lottano per il potere, per la terra, per esistere.
Il fantasy è dunque una scrittura che sì ci riempie di meraviglia e magia, che esalta la bontà incarnata dall’amore e dall’amicizia dellə buonə, ma che mostra anche sentimenti torbidi e mondi che, per quanto diversi e di finzione, non si discostano poi così tanto dalle nostre società sempre più fragili, ferite da eventi catastrofici, ambientali o di matrice umana. In questi termini, forse il fantasy altro non è che una chiave di lettura per reinterpretare e re-immaginare i tempi bui che abbiamo vissuto e che continuiamo a vivere nel presente.
Nel corso “Scrivere di fantasy”, tenuto dalla scrittrice Cecilia Randall – autrice della saga Hyperversum -, entreremo nel vivo di questi temi e impareremo la pratica del worldbuilding. Le iscrizioni sono già aperte: ci vediamo in aula?