Breve corso di storia della matematica con Chiara Valerio
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Chiara Valerio (Scauri, 1978) ha scritto romanzi, racconti, critica letteraria e teatro. Il suo ultimo libro è La matematica è politica, Einaudi, 2020. Redattore di Nuovi Argomenti, collabora con L’Espresso, Repubblica e Vanity Fair. Con Fabiana Carobolante e Lorenzo Pavolini cura Ad alta voce di Radio 3 e, sempre per Radio 3, conduce ogni domenica mattina il programma L’isola deserta. Per la casa editrice nottetempo, ha tradotto e curato Flush, Freshwater e Tra un atto e l'altro di Virginia Woolf e Ti basta l'Atlantico? (Lettere tra Virginia Woolf e Lytton Stratchey con Alessandro Giammei). È la responsabile della narrativa italiana della casa editrice Marsilio. Ha un dottorato in Calcolo delle probabilità e un gatto.
Biografia di Chiara ValerioVedi anteprima
Di cosa parleremo
Chi l’ha detto che la matematica è fatta solo di numeri, grafici e algoritmi? Chiara Valerio ci accompagna in un viaggio attraverso tre storie che hanno per protagonisti matematici e scienziati, mettendone in luce i paradossi, gli aneddoti più succosi e i risvolti dimenticati. Grazie alla sua inconfondibile voce di scrittrice, tagliente e ironica, Chiara Valerio ci racconta come se fossimo in un romanzo storie di vita da riscoprire, ricordandoci ancora una volta che l’importante, oltre i dati e le cifre, è sempre l’essere umano.
Le lezioni
1916: Professore di matematica all’Università di Torino e sottotenente dell’esercito regio, Mauro Picone arriva sul fronte orientale, dove l’artiglieria italiana non riesce a fare breccia nelle linee nemiche. Ma come può un matematico essere il jolly decisivo nella battaglia? Ce lo racconta Chiara Valerio.
Arrivato all’università a undici anni già con un’istruzione di primordine e una mente destinata al genio, Norbert Wiener decide in breve tempo a cosa dedicherà la sua vita di scienziato: il linguaggio umano, e il modo in cui possiamo insegnarlo alle macchine. Ma allora qual è la differenza tra uomo e macchina? E dove collocare il limite tra scienza e immaginazione?
Diciamolo subito: Laplace non era simpatico, ma arrogante e supponente. Fu anche un grande voltagabbana: accolse con entusiasmo Napoleone, che lo nominò ministro dell’Interno (e lo destituì sei settimane dopo), ma favorì il rientro dei Borbone sul trono, ottenendo in cambio il titolo di Marchese. Forse si sarebbe perso tra le pagine della storia del ‘700, se non fosse stato uno dei più grandi matematici della storia.